Chitarrista dei
The Dead Horses (ma ci sono anche le collaborazioni con
Walt Wilkins, nei
Mystiqueros) dell’amico
Ryan Bingham che prima che lasciasse la band lo scorso anno, raccontava di lui "
Every day around Corby is a learning experience for me. I can fingerpick a little bit, I can strum a little bit, and I can play lead just a little bit—basically, I can do everything half-assed." Ma era giunto il tempo di un disco solista per
Corby Schaub,
Handmade ha un’approccio texano, rootsy, ma per rendere la confezione allettante lascia spazio alla slide guitar che ha il compito sin dalla frizzante
Four Corners di stimolare l’ascoltatore, senza troppi scossoni, perché contano i movimenti latenti sulle corde della chitarra (splendide le vibrazioni sotterranee di
Lie che vanno a confluire nella jam che chiude i 6 minuti di
Back in The Gutter).
Corby Schaub si destreggia tra lap steel e mandolino –
Midwest e la chiusura di
Daniel's Song-, traccia fosforescente di un luminoso talento che tiene a galla passaggi che sembrano mancare di particolari spunti -
The Fool e
Stones and Bones-, ma la slide è come un diaframma spalancato che permette alla luce di invalere l’immagine di
Handmade, deformandola e trasformandola tra la trillante
Pretty Day e la piacevole
A Life With You.
Aggiungiamo una scrittura umorale che col piano di
Ride The Wave e
One Step Away riesce a restituire frenate e ritorni di un tragitto interiore e in parte ancora ‘artigianale’, da difendere come tale, perché non ancora del tutto mercificato.