Continua ad ondeggiare, volteggiare, galleggiare, nel cuore dell’hard blues, anche in
Galactic Roadhouse il talento di
Craig Erickson non resta sospeso nel vuoto, come in attesa di un senso,
Back At the Roadhouse inizia a stimolare e scuote l’ascoltatore, consente in pochi riffs di recuperare l’essenza del blues chitarristico che sembra scomparso nei gorghi del culto commerciale radiofonico.
Galactic Roadhouse è una piacevole conferma, non arretra di un passo da un’idea autoriale che ha raggiunto ormai piena evidenza e consapevolezza,
Torrential Download Blues,
Earthquakes and Hurricanes con
River of Tears e
You Can't Keep a Good Man Down mostrano il lato potente e ipnotico della chitarra di
Craig Erickson che con rara lucidità è in grado di orientare la percezione dell’intero disco, saldati in una freschezza d’ispirazione senza pari in
Rivertown,
Peace and Love.
Tutto diventa in
Galactic Roadhouse interruzione di corrente, scarto improvviso di tensione, non perde mai equilibrio anche nella strumentale
Motormouth, sceglie la strada classica in
Engine #7 e dimostra di avere ancora frecce al suo arco quando cesella il ritmo di
It's Rough All Over e le splendide ballads di
Prodigal e
Deep, allora scoccia notare in quale limbo produttivo è costretto a soffrire
Craig Erickson. Una densa discografia con grandi dischi, dischi minori poco riusciti, con dischi minori perfetti.
Galactic Roadhouse lo mettiamo nella terza categoria: disco minore perfetto. Ci sono pochi songwriters capaci di darci grandi dischi, così non sono molti quelli in grado di incidere dischi minori perfetti.