CHRIS ROBINSON BROTHERHOOD (Big Moon Ritual)
Discografia border=Pelle

             

  Recensione del  05/07/2012
    

Brotherhood, il nuovo progetto di Chris Robinson è un salto temporale negli psicadelici anni ’70, uno scuro percorso tanto bizzarro e lontano dai The Black Crowes ma in Big Moon Ritual si respira la freschezza e la necessità di prendere dei rischi come condizione fondamentale per esprimere nuove sensazioni.
L’incanto placido che apre gli 11 minuti di Tulsa Yesterday (solo 7 brani e mai sotto i 7 minuti) sono i sentimenti riscoperti dai musicisti Adam MacDougal alle tastiere (l’unico dai Black Crowes), Mark “Muddy” Dutton al basso (ricordate gli L.A. Guns?), il bravo Neal Casal alla chitarra e George Sluppick alla batteria (JJ Grey & Mofro), spiazzanti e imprevedibili in Big Moon Ritual, il gioco si fa davvero sublime tra tastiere, chitarre e la 'limpida' voce di Chris Robinson.
Si incrociano in uno spazio di 1 ora compositivamente sfumato, allucinato, onirico e visionario, la figura dei Phish coesiste e battaglia in ogni brano di un disco sfuggente alle definizioni, nell’affascinante Rosalee e Star Or Stone affiorano spazi e melodie di consolidata tradizione per la voce di Chris Robinson ma anche uno sguardo personale per indagare sulla giovinezza e dipingere con precisione ricordi magici che sfumano dentro figure grottesche (‘doorways, drunkards laughing and the sound of glass breaking in another room’) e dolci ‘rumori’ anche nel cuore di Tomorrow Blues e della soave Reflections On A Broken Mirror.
Viene naturale abbandonarsi alla fluidità di Big Moon Ritual, alla sua instabilità, alla indecibilità del suo essere ‘speculare’ ai The Black Crowes, cammina in equilibrio su quella linea sottile dove inizia Beware, Oh Take Care e finisce l’incantevole One Hundred Days Of Rain, in un omaggio ad un’idea di musica che non tutti hanno smesso di amare. Si poteva fare di meglio? A noi sta bene anche così.