La scomparsa dell'amico Mike Sikkas, lo spostamento da Nashville all’area di New York, il recente divorzio, su questa lieve curvatura temporale
Ron LaSalle torna a toccare la tangente di una vita fatta di scelte importanti, anche dolorose, e sui cui lancia
When Hellhounds Meet Angels.
Una scrittura fratta, a onde rapide, ad illuminazione spezzate, cercando il calore del rock nella profonda e ardente
When Hellhounds Meet Angels, splendida come
Doing Alright, tra la polvere e il buio,
Ron LaSalle può andare alla velocità che vuole (5 anni per un nuovo cd), non c’è nessuna nuvola sopra
When Hellhounds Meet Angels, nulla a frustrare la dolcezza di
Just to Remind You e
Move Along.
Nella colonna sonora non c'è solo la slide guitar,
Ron LaSalle lascia spazio ad atmosfere diverse, piace gironzolare nel soul -
The Devil Sneaks- e nel jazz -
Touch of the Blues, incrociando spesso l’amico
Delbert McClinton che spiega ”
We recorded very fast with just one or two takes per song so we would not lose the feel or excitement"- Ma al di fuori di pochi intervalli (
Would It Be Me?) la tensione sembra sgonfiarsi all’improvviso,
When Hellhounds Meet Angels è un disco sulla felicità sospesa, un seconda parte pacificata, liscia come la superficie di un lago, sotto quello specchio si nascondono le sofferenze di
The Haunted Kind e
I Couldn't Stay, forse schiaccia troppo il ritmo, lo rinchiude in nicchie melodiche concentriche, sempre più strette, liberandole prima di chiudere con
That's What I Like (About Loving You).
When Hellhounds Meet Angels si muove dentro e fuori le frustrazioni e gli impulsi della vita con un’asciuttezza stilistica tagliente, ha accensioni vibranti e rabbiosi lirismi,
Ron Lasalle è lì nel mezzo e forse proprio per questo, seduce più che deludere.