WRINKLE NECK MULES (Apprentice to Ghosts)
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  Recensione del  02/06/2012


    

I biglietti strappati ai loro concerti negli ultimi anni se ne contano davvero pochi, ma con una certa noncuranza hanno invece racimolato parecchi guai con la legge, una sterilità capace di trottolare per l’intero 2011 e rovesciarsi a sorpresa in un nuovo progetto di ampio respiro.
Un falso movimento spalmato lungo i confini amici di Charlottesville, Virginia, i Wrinkle Neck Mules riconquistano lo scettro eroso dal tempo dell’alternative country, lo cavalcano da un decennio e sempre con la stessa scuderia, ma riescono a percorrere anche la profondità di campo del rock, cercando di tagliarla con il virtuoso lavoro di Chase Heard alla chitarra.
Dove l’uno spreme ma non trabocca, l’altro sguscia e fiuta, nell’avvio di Apprentice to Ghost la tensione epica di When The Wheels Touch Down si mischia alla voce rasposa del vocalist e frontman Andy Stephanian, anche le ruvide Stone Above Your Head e On Wounded Knee credono nel racconto condotto da una dolente severità e un tono fosco e inesorabile, un lirismo scuro anche nella rock ballad di Apprentice to Ghosts continuando a creare un disegno con i colori opachi del rock in Patience in the Shadows e Double Blade, puntellata da foglie ingiallite invase da una malinconica tristezza.
Vien da pensare che Apprentice to Ghost sia irreversibilmente inclinato verso una curvutura tale che anche se ci muove in modo forsennato, alla fine si rimane sempre fermi e stabili al punto di partenza, ed invece inizia a lievitare il banjo, da Parting the Clouds a Leaving Chattanooga, un repentino cambio di set e si apre la campagna, tra il verde c’è la pedal steel, splendida in Liberty Bell, un mirabile esempio di ricostruzione melodica di un clima country appena iniettato di spettrale malinconia e allo stesso modo la pedal steel lega il presente ai ricordi del passato, nell’altra incantevole ballad di 5 minuti di Banks of the James, un Eldorado che pare inaccessibile, ma che l’uomo, coi suoi sforzi, tenta di scoprire.
I Wrinkle Neck Mules si muovono lungo il dorso di colline dal suolo qua e là pietroso, come la selvaggia slide di Central Daylight Time, scendendo tra le ampie distese tra Texas e Messico in cui spiccano cactus o alberi isolati, di un verde sempre mirabile, in una natura country che si diffonde dolcemente fino a sgorgare nella conclusiva Dry Your Eyes rivestita dal rock, come la seconda pelle di un western siderale, in un senso di desolazione sonora e di vuoto. In quello spazio malinconico si diffonde e prende forma Apprentice to Ghost.