JACKSON TAYLOR & THE SINNERS (Bad Juju)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  02/06/2012
    

Jackson Taylor & The Sinners riescono ad essere originali anche con un disco come Bad Juju, in una sceneggiatura di cover e vecchi successi esibiscono dei discreti colpi d’ala, non si incaglia mai, allo stesso modo dei capolavori fordiani: dove si celebrava un tipo particolare di ‘civilization’ alla ricerca di una civiltà più a misura d’uomo nei confronti della ‘wilderness’, Jackson Taylor si chiude in studio con una chitarra acustica, una elettrica e la batteria, lascia il rumore e la caciara da barroom dietro la porta e in un’unica sessione ‘live’ di tre lunghi giorni attraversa il territorio texano nella pura tradizione dell’outlaw country.
Un percorso frammentato, parte con Johnny Cash, una ellittica e scattante I Got Stripes incarognita dai vortici ripetitivi della chitarra che servono a richiamare le stazioni della discografia di Jackson Taylor: Humbolt County, Goin Down Swinging, Easy Lovin Stranger, Gypsies and Drifters, Hollow Eyed & Wasted e Aces and Eights. Il tessuto dei Sinners scorre su di un frenetico e impetuoso rullo elettro-acustico tra Humboldt County Grown e Goin' Down Swingin', Taylor carrella lateralmente e disegna nuove folgoranti versioni che si imprimono sulla pellicola sgranata di Bad Juju, trova un nuovo punto di partenza e costruisce nuove diramazioni con That's Alright Mama del ‘re’ Elvis.
Anche sul piano dell’enfasi sentimentale, alimenta il passo della febbrile It's Not Supposed To Be That Way, l’amore è lubrificato solo da suggestivi fattori acustici, e funzionano perfettamente, vola raso terra Bad Juju, ma è un terra che ci piace o che potrebbe (ri)piacerci, Guitars, Jim Beam & Waylon conduce dritto verso il deserto arido texano (splendide le versioni di Blue Agave e Whiskey, sorprende nella schietta ed emotiva Cocaine) servono soprattutto a strumentalizzare le imputazioni di una costante immaturità per quello che in realtà è un semplice esercizio di solo segnaletica ad un irreverente senso dello humor che Jackson Taylor & The Sinners sfogano nella viscerale chiusura di The Girl With Auburn Hair. Non staccano la spina a Bad Juju, è a corrente alternata ma non è affatto difettoso.
È sincero come Jackson Taylor che continua a colpire il cuore del country e la peculiarità dei suoi codici. Adempiuti o trasgrediti, assimilati o sofferti, ma sempre in dicotomia fra loro.