JORDAN MINOR (The Cottonwood Tree)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  02/06/2012
    

Billy The Kid, Cowboys, il Messico, l’immaginario del West straripa nella splendida accoppiata di The Ballad Of William Bonney e The Cottonwood Tree, come un western senza cavalli e senza indiani, esce, lacera, dimostra il suo stato di eterna esistenza e la sua dimensione emerge dal Cheatham St. Warehouse di New Braunfels, lì attraverso una fessura aperta nel tempo, il songwriter Jordan Minor trova una convincente via di passaggio, uno spostamento in larghezza, per poter far emergere The Cottonwood Tree.
Un esordio che brilla tra intense ballate elettro-acustiche, texas country e americana, l’orizzonte è triste, vuoto ma qualche sagoma si scorge in lontananza, tenere When Tomorrow Comes, Pap's Song, Rosalynn Brown, incantevole l’armonica che accompagna la steel guitar in Serena, Jordan Minor è bravo a indurre l’ascoltatore a ricomporre un determinato assetto ‘spaziale del country’ per poi svelare nuovi assetti melodici, ottenuti soprattutto con arretramenti elettrici e avvolgenti roots tra Honeycomb, Lonesome Drifter, Misery.
Viene fuori la ‘Working class’, le storie di immigrati irlandesi che lavoravano alla ferrovia (la ballatona di On The Rails), di fattorie tenute in vita volgendo le spalle alla legge (Still Shinin'), coi federali che bussano alla porta, “I’ve got bootlegging in my blood…” Riflette Minor, anche sulla fede (“My dad is a Southern Baptist preacher, so I spent quite a bit of time in church growing up. I love old gospel songs and I even work a few of them in when I’m playing at bars and honky tonks”) prima di chiudere con il rabbioso splendore di Workin' Man. La perfetta istantanea di The Cottonwood Tree in un succedersi di sfavillanti “note a margine”.