GRAVELROAD (Psychedelta)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  01/06/2012
    

Interessante la partitura blues di Psychedelta, un umorismo timbrico gelido, rarefatto e diffidente si riflette nel terzo disco del trio di Seattle dei Gravelroad, anime perse e inghiottite da un gorgo di miserie, mississippi blues e dolori. Shot The Devil del 2008 li ha instradati verso il maestro T-Model Ford con cui hanno diviso 3 anni di concerti e produzioni di studio (l’ultimo Taledragger ma anche The Ladies Man del 2009) ma son riusciti a salvaguardare la propria originalità operando all’interno dei confini di un territorio blues in incessante mutamento.
Restano i diavoli a caratterizzare ancora le turbolenze di psicadelici percorsi strumentali (Furry e Deep Blues), se ne fanno carico da Devil Eyes e soprattutto una percussione abilmente manipolata dalle chitarre che si divincola in una triste, sconsolata, disperata e sublime partitura di ‘dirty blues’ da Keep On Movin' alla splendida Goin' Down That Road Again, con suggestive ricerche armoniche (Nobody Get Me Down e In the Woods).
Modulazioni elettriche che si dilatano come lungo strade desertiche nei 7 minuti di Caves, ma è come avere i poliziotti alle calcagna, non c’è speranza e diventa un miraggio Psychedelta, si traduce in sarcasmo per andare alle radici delle ‘regole’ quando scivola nel finale in una malinconia affettuosa e deviante in Leave Her Alone e nella flemmatica eleganza di Let Me Hold You. Il mondo di Psychedelta è la culla di tutte le differenze composte in una celestiale armonia blues, e a questo 'eden' i Gravelroad devono continuare a credere.