L’atmosfera di
Up 2 Zero è immediatamente catturata da una manciata di accordi taglienti (simili al debutto
Blues in Technicolor del 2000) tra
Back To The Start e
One Last Time ci si rende conto che
Anthony Gomes entra a carponi nel lungo cunicolo di un blues classico, ma stavolta si impiastra le mani più con il rock e il gospel (“
This album is the most honest representation of who I am. The title represents getting back to the blues - back to ground zero. I seem to go in the other direction and look backwards to be inspired. In a strange way, when I listen to Muddy Waters or Robert Johnson I hear the future”).
La cadenza della chitarra segue in modo asimmetrico
Unity del 2002 e
Music Is the Medicine del 2006, in
Up 2 Zero –la title track- si aprono vortici e rapidi dove scongelare la passione del blues, si viene risucchiati nella contagiosa armonia di
Love Sweet Love e una
Fly Away che rispolvera il vecchio successo di
Bluebird.
Anthony Gomes descrive il movimento del blues sfondandone la geometria in
Room 414, mischiando il soul tra
Anywhere You Run e l’assolo di
Darkest Before The Dawn, con la grezza, sporca e sensuale
Voodoo Moon, capace di sfuggire per molteplici linee di fuga. Le stesse linee che seguono la leggiadra ballad di
Last Bluesman Gone e la conclusiva
N'abandonne Pas, in doppia versione Inglese e in Francese, un omaggio alle origini della madre.
Un filtro di stili attraverso cui assorbire, riorganizzare e mettere in scena senza stravolgere il flusso di un blues viscerale che rimbalza felice in
Up 2 Zero.