SHOOTER JENNINGS (Family Man)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  01/05/2012
    

Il ribelle Shooter Jennings dopo i discutibili psicadelici concept albums targati Black Ribbons torna a casa, non parlo della New York dove si è trasferito con moglie e figli (Alabama e Blackjack), dove con la nuova band dei The Triple Crown ha scritto e prodotto Family Man, ma al country-roots, a quel primo amore scelto per raccontare se stesso, la vita, i sentimenti e le riflessioni di un musicista abituato a correre sulla strade verso Nashville contromano.
I am now a family man, but I am still the same person I used to be. It's not like, all of a sudden, I am this clean-cut domestic person. So it's kind of sarcasm because although I am a family man, I'm still a wreck. But I'm doing the best I can. There are songs that deal with my family and the love of my life”) fra trasparenza e offuscamento, Shooter Jennings consegna a Family Man l’instabile baricentro dell’outlaw country, in salute a sentire The Real Me e The Long Road Ahead dove anche gli ospiti - Tom Morello alla chitarra, l’armonica del bravo Mickey Raphael (“A melodic, beautiful, midnight cowboy harmonica like on the old records in the '60's and '70's. And there are two kinds of people that play that harmonica, Mickey Raphael and Mickey Raphael fans”.)
Alla stella nascente Eleanor Whitmore in Born Again, voce, mandolino e violino- aiutano a proiettare Shooter Jennings nel rivelare porzioni dei suoi ricordi altrimenti invisibili, catturando gesti e rumori altrimenti perduti con la pedal steel di John Graboff in Summer Dreams (Al's Song), a fare accostamenti paterni in Daddy's Hands e in The Family Tree (“We may be trash, but we're a family”).
Si muove continuamente nei confini del country tra le splendide The Deed And The Dollar e The Black Dog, facendo costantemente muovere le corde della chitarra di Chris Masterson in una avvolgente Manifesto No. 4 o spostandosi nell’aspra e discussa Southern Family Anthem, dove si specchiano le due facce di Shooter Jennings. Sempre capace di gettare allegramente al vento ogni correttezza di forma, e nella scrittura, quella malinconica desolazione di fantasmi alla ricerca di un corpo.