LYLE LOVETT (Release Me)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  01/05/2012
    

11 album in 30 anni alla Curb Records. È arrivato il giorno dell’addio per Lyle Lovett. Release Me non è il suo testamento, le 12 cover e solo 2 nuove tracce fanno pensare ad un passo scritto in quel lontano 1980, ad un obbligo contrattuale prima di cambiare aria. La scelta dei brani (anni ’30 ai ’50, il focalizzarsi su oscuri folksinger) delineano uno humor del songwriter texano che forse riserba rancore ma è dotato di una propria leggerezza, la voce si carica dell’essenza o sottrazione di peso come una qualità da perseguire (nella scia disegnata dal vivace country nell’iniziale strumentale Garfield's Blackberry Blossom alla successiva Title-track) nella scelta della (ri)scrittura di brani che tra le mani di Lyle Lovett trovano nuovo splendore (White Boy Lost in the Blues, One Way Gal, Brown Eyed Handsome Man).
Criticabile, certo, ma dimostra di essere sempre un grande interprete, tra il gospel, le lucenti chitarre, il piano e il r&b, gli amarcord suggestivi di Baby, It's Cold Outside e Keep It Clean, nel Memphis elettrico e caloroso dei fiati di Isn't That So, si accettano tutte queste continue piroette e acrobazie melodiche (ascoltare la versione di White Freightliner Blues) semplicemente perchè Lyle Lovett è ancora capace di dar lezioni, soprattutto quando siede al piano in Understand You, Keep Us Steadfast e Dress of Laces.
Le nuove incisioni le lascia alla fine e sono due: The Girl With the Holiday Smile, contenuta nell’Ep del 2011 Songs for The Season, un piano jazzato per una bella canzoncina natalizia ‘adatta alla famiglia’ quando racconta di una donna vivace (‘a hooker in the grocery store’) e poliziotti nei dintorni di Houston, ai violini nella ballad venata di country, Night's Lullaby, scritta nel 2011 all'anniversario dello Shakespeare Center Los Angeles durante la realizzazione di Much Ado About Nothing. Al bilancio finale ci si accorge che Release Me soffre di un deficit autoriale, non sarà genialmente ispirato ma nemmeno si avvicina ad un disco di semplice mestiere.