Rock n’ roll da Caracas, classico ma che non lascia indifferenti (qualche buon avvisaglia nell’esordio del 2009 con
At the Back of The Hill) i sapori anni ‘60 e ‘70 sono più intriganti e allo stesso tempo suggestivi, non c’è bisogno di nessun filtro, in
Headed South pervade una forza spontanea, come se fosse stato registrato dentro al cuore dei ricordi. Il quartetto venezuelano dei
Greasy Grapes si appoggia molto alla voce di Leo Laya e alla chitarra di Antonio Romero, in
Northern Light aggiungono un’armonica disinvolta nel finale, ma ad ascoltare
Keep Rising c’è soprattutto la volontà di percorrere sino in fondo la liminare instabilità della passionalità del rock, quel bordo instabile su cui giocano di continuo con
She Fades Away per aprire il cuore fragile dell’ascoltatore nostalgico.
Emergono le voci leggere dei fiati in
Kiss Me One More Time, qualche schizzo di soul anche in
Ophelia a cui guardano con sornione simpatia, ma il cortocircuito elettrico è sempre in agguato, nella vivaci ballads di
Every One Of You e soprattutto nella splendida
Absolute Love, il mondo in cui viviamo è sporco e allora i
Greasy Grapes volano sopra le vostre teste con riffs e sonorità avvolgenti, lente, c’è ancora l’armonica a far compagnia nel finale ai vocalizzi di Laya.
Drastico rifiuto a facili clichè melodici rafforzano
Headed South,
Midnight Train e
Drawing a Smile girano di continuo sugli stessi accordi, si concentrano sulla steel guitar e in questo modo i
Greasy Grapes acquisiscono un’altra vita, sempre fedele al classico, fino alla fine, con le grintose
Old Man e
She's A Snake. Il rock torna a parlare con
Headed South ed appartiene anche ai
Greasy Grapes, capaci di toglierlo dal buio del passato.