BRUCE SPRINGSTEEN (Wrecking Ball)
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  Recensione del  01/05/2012
    

Dal palco texano dell’ACL, lo splendido The Moody Theatre sono balzate all’occhio un paio di cose: le colorazioni smorte del paesaggio di Magic e Working On a Dream sono state rimodellate dalla famiglia allargata della E-Street Band (una ventina di elementi con tromboni, banjo, doppie percussioni, 3 coriste, il giovane –e in gamba- nipote di Clemons, ovviamente al sax) con le tradizioni celtiche e la verve alla Pete Seeger tour del 2006 ed infine al rock e le chitarre che sono ritornate di nuovo a casa, non più dei trasparenti traditori (pop) che ne deformavano le prospettive. Bruce Springsteen parte arrabbiato in Wrecking Ball, le prime tracce sono furiose, ingiustizie economiche e tempi difficili, in We Take Care of Our Own c’è un’esplicito riferimento all’uragano Katrina e al misfatto repubblicano a New Orleans, spiazza nella deliziosa Easy Money dove parte spedito nella notte metropolitana con una Smith and Wesson .38 (‘I’m going on the town now looking for easy money’) per poi cambiare bruscamente rotta alludendo alle recenti visissitudini economiche (splendida la secca analisi di Shackled and Drawn).
Comunque sia, Bruce riesce a rendere significanti gli incontri tra pistole, soldi, amore e destino, penetra nell’animo dei protagonisti facendo emergere le tensioni che abitano le ballads di Jack of All Trades e This Depression illuminate dalla chitarra di Tom Morello alle piacevoli contaminazioni celtiche di Death to My Hometown. Poi la visuale di Wrecking Ball cambia forma, perde smalto nel finale ma la title-track, Wrecking Ball, anche se scritta nel periodo della distruzione del Giant Stadium, dal vivo assicura spettacolo, come convince You've Got It meno quando la fede e le tante metafore bibliche iniziano a farsi strada tra Rocky Ground, il rimpasto di Land of Hope and Dreams e le bonus tracks (Swallowed Up (In the Belly of the Whale) e American Land), alla ordinaria We Are Alive.
Alla fine si ha l’impressione che Bruce Springsteen stavolta non ha ‘acquerellato’ e ‘surgelato’ i tempi, luoghi e sentimenti del rock ma li ha circoscritti, compressi nelle spire di Wrecking Ball, riprodotti, dislocati e spostati in continuazione come solo il Boss è ancora in grado di fare su di un palcoscenico.