Banche, demoni, religione diventano modernariato freddissimo per
Todd Snider. Non c’è nessun soffio di nostalgia calda, c’è il recupero freddo di uno storyteller che non possiede un’erudizione spicciola, da manuale enciclopedico tascabile,
Agnostic Hymns & Stoner Fables è profondamente intriso nel pensiero e nei fatti culturali di un mondo brutto e spietato.
Insieme alla violinista
Amanda Shires e la chitarra dell’amico
Jason Isbell avvia la sua scura disamina con la ballad elettrica di
In the Beginning e argomenta la sostanziale verità che la civilizzazione è legata alla religione che gli uomini ricchi hanno usato per controllare il ceto povero, la prospettiva di Snider –goliardica, veritiera e beffarda- anche quando sembra proseguire su una direzione, implica sempre un cambio di prospettiva, a lui solo è concesso di piombare addosso alle ingiustizie economiche (l’arguta e brillante
New York Banker) come le cornacchie si abbattono sui chicchi di grano.
Registrato in una sola settimana (“
This record doesn't come from good times. I wanted to sound the way I feel, which sometimes means sounding like a broken soul”)
Agnostic Hymns & Stoner Fables indugia su pochi particolari, familiarizza con il folk agreste in
West Nashville Grand Ballroom Gown prima di raccontarne la storia, come al solito
Todd Snider prova a conservare quel distacco ‘stucchevole’ in alcuni passaggi (tra la gioventù alienata e violenta di
Precious Little Miracles e la noir story di
Digger Dave's Crazy Woman Blues), ma il violino e la chitarra sono pronti a ridonare luce e calore come in
The Very Last Time, nella libertà e leggerezza da percorrere di
In Between Jobs.
Si passa da un suono all’altro in modo imprevedibile ora per stacco, ora per analogia -
Brenda, la fulgente bellezza di
Big Finish e la disamina di un uomo che perde il lavoro in
Too Soon To Tell-, infarcendo l’ennesimo piccolo monile con vista contemporanea in cui si intrecciano brillantemente fantasie, realtà ipotetica, fatti veri e belle canzoni.