484 SOUTH BAND (21 Miles of Bad Road)
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  Recensione del  25/02/2012
    

Il lungo dormiveglia sulle sponde del Mississippi (progetti solisti, problemi famigliari) è stato bruscamente interrotto dalla notizia della scomparsa del bassista Don Hull.
Un duro colpo per i pilastri della The 484 South Band, ma il dolore, la perdita, la sofferenza è capace anche di generare nuovi propositi lungo le strade del Mississippi: una nuova squadra di musicisti si riversa sulle 21 Miles of Bad Road e un verace southern roots blues si sente passare a folate dentro le aperture ‘romantiche’ dell’iniziale Love Me e Take, si torna a far visita allo spirito dell’esordio Mississippi Nights nel brano finale proprio di Don Hull, So Long.
Ma il respiro roots stavolta soffia dove vuole, nella splendida storia di redenzione di No Words e nelle saltellanti Fades e Born and Raised dove si delineano chiaramente le forme di una suggestiva dancehall sullo sfondo.
E soffia nella voce di chi canta, Jim Oakes e Phil Cangelosi, nelle chitarre di Keith Schultz e Andrew Price (lucenti in That Brother of Mine e Wrote This Song, nella ruvida I Drown e nel solo di Southern Angel). I sapori del Sud si mischiano alla vivacità tipica da barroom e agli umori femminili di Life Worth Living e in All Night Long, fino all’omaggio di Baton Rouge Tonight, città natale di alcuni membri della band.
Il viaggio della The 484 South Band è cominciato tra le acque agitate del Mississippi e ora continua sulle strade del Sud, l’immaginario di 21 Miles of Bad Road adesso è un luogo fisico dove convivono blues e una lucente saturazione del roots.