BROKEN SPOKE (The Broken Spoke)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  30/01/2012
    

Cuore dell’Alt. country, malinconico e nostalgico, sbarca dal Colorado in Texas e trova legittimità alle arditezze dell’esordio del 2010, Before There Were Easy Riders, i The Broken Spoke –come il celebre locale di Austin- tra ballate ‘old time country’, Dio, la chiesa Cattolica e le sue contraddizioni (“I write most of our lyrics, and growing up I was in this southern Baptist community for most of my life,” dice il vocalist/chitarrista Thomas Skora. “I spend a lot more time at the Ancient Mariner than I do in church, but I think that's a lot of what the album is about, really, just kind of fusing those two lifestyles. And it's kind of a weird balance, but it works”).
La slide e le steel guitars si attaccano ai ricordi di Johnny Cash, producono un’altro deciso scivolamento sul versante sospeso dell’alt. country, sardonicamente malinconico dalla splendida Angel Song a Where Was I Going a XXXVIII, ed è poi il registro che più di altri contribuisce a fissarne le melodie a lungo in memoria. I The Broken Spoke lavorano sulle intercapedini tra rock e bluegrass, sugli interstizi che separano la tradizione del country di Heart's No Good, Oklahoma ed i richiami del West di Burning Blue e della deliziosa Lonesome Cowboy. Propongono una poetica densa di dilatazioni esistenziali nel territorio difficilmente definibile dei fuorilegge e della cultura texana (“I've moved on to Townes Van Zandt. I got a box set of his albums for Christmas, and I've been listening to it just over and over since then”, dice ancora Skora) sospesi nel tempo nel finale, da Thieves in The Temple, No One Wants To Stop alla struggente Piss Pot. Senza nuove sfumature, tanto per riuscire a collocare tutti questi possibili ‘bersagli’ nel mirino dell’ascoltatore, ma solo gradazioni agrodolci per indurlo verso una condivisione nostalgica del country.