MARK W. LENNON (Home of the Wheel)
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  Recensione del  30/01/2012
    

Una lunga transizione dai tempi scuri della grande despressione, ripercorrendo il Sud degli Stati Uniti, pensando alla famiglia, al periodo dell’infanzia prima di arrivare nella moderna e conflittuale vita di Los Angeles, giro lungo per il songwriter Mark W. Lennon, dall’Ep del 2009 sembrava delinearsi un vagare a vuoto neppure troppo mascherato da buoni propositi, ed invece arriva la sorpresa di Home of The Wheel.
La scuola della West Coast, il produttore-multi/strumentista Marvin Etzioni dei Lone Justice hanno aiutato a far sbocciare il talento di Mark W. Lennon, limpido sin da The River Stays the Same e lo mostra in tutta l’amorevole e malinconico mix country-folk (fondamentale i contributi di Scarlet Rivera al violino -una volta alla corte di Bob Dylan- e le steel guitars di Bryan Dobbs) “I grew up with a river going through our city and spent a lot of time just being out in nature, thinking ‘The River Stays the Same’ is about how, even if life changes and people come and go, you can always go home”. Dalla natia Greenville non si dimentica dei ricordi del padre che aprono un’altra splendida ballad ("‘Home of the Wheel’ came to me when I was thinking about life coming full circle”, dice ancora Lennon.
“An image of a wagon wheel popped in my head as a metaphor for mortality, family, the past and future
”) e si riapre un’‘estetica’ country più volte rintracciata ma trovata solo nella Los Angeles sofferta di Sad Songs, nel rock di Stop & Go e a bordo di quel vagone dal quale scorrono immagini di periodi difficili, quanto mai legati alla disperazione del nostro quotidiano.
Strade ruspanti in California Calling e These Times Better utili per esaminare le diverse indicazioni che la vita ci pone davanti e che influenzano il cammino/viaggio di Mark W. Lennon, musicalmente maturo (il lato elettrico delle brillanti Blues Forever (In Your Eyes)) quello tra folk/pop&country di Cold Mountain Steel, Look for the Walls, Paper Doll e Before the Fall) si tiene stretto la tenerezza innocente del country ma con la condivisibile spocchia di chi fa della propria scelta un titolo di merito.