NEAL CASAL (Sweeten the Distance)
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  Recensione del  30/01/2012
    

Dipenderà dai Cardinals e da Ryan Adams, nel tempo trascorso tra 3 dischi come Easy Tiger, Follow the Lights e Cardinology se Neal Casal ha deciso di ripercorrere la nostalgia elettrica degli esordi, Sweeten The Distance -il decimo solo album-, dimostra che la vena artistica non si è dolorosamente inaridita, il cambio da New York al Sud della California a lavorare a diversi progetti (con gli Hazy Malaze e Chris Robinson dei Black Crowes) ha facilitato l’abbandono di melodie sperimentali prive di grande appiglio e piuttosto respingenti negli ultimi dischi.
Sweeten The Distance –la title track-, delinea immediatamente i tratti salienti del nuovo lavoro, dall’organo, la slide guitar e non ultimo temi come l’amore e la nostalgia, come due curve in vista della collisione ma White Fence Round House, la conclusiva perla di Angel & You're Mine e Feathers for Baskerfield, dicono che Neal Casal e l'Americana sono tornati ad osservarsi con passione e desiderio. Man mano che scorre Sweeten The Distance ci si accorge di battere il piede come a tenere stretto un ritmo, sia per ballads come Bird with No Name e la splendida Need Shelter al lato rock di Let It All Begin e delle brillanti So Many Enemies e Time & Trouble.
Neal Casal allaccia i raccordi o, più spesso, isola i frangenti tra le diverse melodie non senza qualche increspatura e interferenza pop nel finale con How Quiet It Got e The Gyrls of Wynter, ma le storie che si articolano intorno a Sweeten The Distance hanno avuto tutto il tempo per smussare le piccole imperfezioni del passato. Un parto prolisso non poteva che dare alla luce un ‘figlio’ troppo voluto, ma le buone intenzioni stavolta premiano Neal Casal.