HENRY'S FUNERAL SHOE (Donkey Jacket )
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  29/12/2011
    

I fratelli Clifford, Aled (voce/chitarra) e Brennig (percussioni) scelgono un nome originale, Henry’s Funeral Shoe -chi sarà mai Henry? E il funerale? Ad un paio di Boots?- il duo gallese sulle scontate connessioni con la loro terra che arrivano dal titolo (Donkey Jacket è il classico cappotto operaio inglese), si dondolano ancora con agilità in uno sporco blues/rock e al momento opportuno, abbandonano le sponde di un Delta Mississippi, potente ed elettrico, e scelgono tranquille isole acustiche.
Nel seguito di Everything’s For Sale, 2009, le atmosfere sono ancora cupe, gli spazi angusti e claustrofobici a sentire la splendida apertura di Be Your Own Invention, ma c’è un elemento di differenza rispetto all’esordio e sta nella diversa ‘illuminazione’ delle chitarre, più scure, torbide, plumbee, fangose come in Love Is a Fever, The Walking Crawl, una indiavolata Gimme Back My Morphine e Dog Scratched Ear.
Ma sorpresa, quando entra in scena la special guest John Edwards (mandolino, armonica e slide guitar) Donkey Jacket inizia a muoversi alla ricerca della luce, piccole perle come Bottom to Top, con Heart On Fire ed Across the Sky che ricordano il miglior Ryan Adams, il buio lungo la strada per Henry’s Funeral Shoe si fa meno fitto. Bagliori affidati anche all’armonica nelle limacciose Anvil & Chains, Mission & Maintenance, Donkey Jacket mentre si avvolge a spirale su se stesso, riesce a concentrare e restringere il campo d’attenzione dell’ascoltatore sullo strato del Blues, esistente tra il fondo e la superficie di un torvo Delta Mississippi dove galleggiano gli Henry’s Funeral Shoe.