V-ROYS (Sooner or Later)
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  Recensione del  29/12/2011
    

Prima raccolta per la The V-Roys band eclissatasi una decina di anni fa dopo il live Are You Through Yet? Primi passi nel 1994, insieme a Scott Miller c’era John Paul Keith, country/punk e rock targato inizialmente Viceroys poi divenuto V-Roys con l’arrivo di Mic Harrison ma anche per aggirare insidiosi paletti legali.
Per l’esordio si affidano a Steve Earle, ben presto nominati miglior gruppo di Knoxville, un buon punto di partenza ma i dischi di studio saranno solo 2 (Just Add Ice del 1996 e All About Town del 1999) Miller proseguirà con i Commonwealth e Harrison con i the High Score. Sooner or Later è una compilation ricca e gradevole ("We're not really back together. We're putting out a record and doing one show," precisa Scott) il meglio dei due dischi, cover e qualche inedito scritto da Harrison e mai pubblicati: Guess I Know I'm Right –i primi 8 brani e la conclusiva Cold Beer Hello arrivano da Just Add Ice- i The V-Roys aprono le chitarre con un’angolazione bassa, camminano sui binari di un rock solido con leggere venature country, lungo un percorso ben definito e diviso in due.
Il mandolino di Mary fa da segnalibro per All About Town, 4 brani prima di lasciare al finale alcune chicche tra i numerosi ospiti-strumentisti (come Steve Earle in Amy 88). L’incalzante Burned di Neil Young e le primizie di Someone to Push Around e Hotel Room trasformano i due ‘spazi’ sonori rivisitati da Scott Miller e Mic Harrison in luoghi complementari con gli inediti e le covers, splendide sia la versione di How I Got To Memphis (Tom T. Hall) che la chitarristica Smokey Joe's Cafe dei songwriters J.Leiber e M.Stoller. Sooner or Later è in grado di (ri)accendere qua e là i falò tanto cari ai The V-Roys, anche se solo per un’ultima volta. Tutto, fuorché un disco solo celebrativo, diciamo così.