Blues/rock e indiavolate chitarre sudiste, i
Texas City Revelators respirano a pieni polmoni il suono anni 70’ del Midwestern, ne rivelano brutalmente la trasandatezza e l’essenza sin da
Walking In The Darkness, l’ugola di Mike Argo è calda e le chitarre sembrano sospese tra movimenti convulsi, allucinati, lugubremente reiterati nella jam di
Too Cool For The Blues,
Stand impasta brandelli di rock e blues, melodie sporche e deliranti ma di innegabile fascinazione.
Il terzetto texano insieme dal 2004 sotto l’ala produttiva di Sam Taylor (ZZtop) usa le chitarre come dei pugnali che bucano e ritagliano spazi in
Driving Wheel,
Salvation Shuffle, deliziosa
Dancing On The Edge Of a Knife, i
Texas City Revelators si comportano come una sorta di rullo compressore cercando di eliminare ‘razionalmente’ le offese di tempi immersi nel pop e nella globalizzazione di canoni melodici.
Li rimuovono, camminando su e giù per il Sud dell’America, dalla vibrante
Bad Motor Scooter, ghiacciano il ritmo e lasciano alle chitarre creare la giusta temperatura in
It Was a Tie, in
Land Far Away, nella
title-track, nella nostalgica
Where do You Turn, conservano l’umorismo leggero, sapido, del Lone Star State ma trovano anche il modo di trascolorare nel sociale, nel quotidiano politico tra la secca bellezza di
Hard Times,
Witness Protection Plan e
What Will You Do (Swamp Jam). Muscolare Texas blues utile a cambiare la colonna sonora che fa da sottofondo costante alla nostra vita.