Il texas-roots ha germogliato scollamenti più o meno felici nel corso dei dieci anni di vita del ruspante quintetto di Dallas, ma stavolta
Mo Robson Band per rivivere il country dei fuorilegge doveva necessariamente ripercorrere la magia dell’honky tonk, liberarlo dalle incrostazioni delle troppe memorie legate ai vinili e ricondurlo nella giusta prospettiva: “
In writing and recording this album”, dice Robson. “
I wanted to get back to more of the older honky-tonk/outlaw sound and I think we archieved that. I wanted to make an album as stripped down and honest as possible both lyrically and sonically”.
Mo Robson Band (nuovo bassista, il bostoniano Drew Harakal) riscopre un debole per i colori primari del country, li spalma in
Can't Afford the Luck senza eccedere in ricercatezze melodiche è ancora una volta abitano quel deserto polveroso popolato da bizzosi cowboys e desolati, lugubri, barrooms dove nessuno incontra nessuno, dove la ballad malinconica non può che arrostire sotto i riffs della steel guitar. “
Good honky-tonk music to me should be simple…and by simple I mean not overplayed. It also has to have a grit to it, even if it’s a slow song. Great honky-tonk music to me is four on the floor…rowdy and gritty tunes that make you want to dance and raise hell”, Mo Robson c’è riuscito senza cambiare di una virgola il linguaggio della steel, semplice nell’iniziale
Ramblin' Kind, così vitale in
Can't Afford the Luck (la title-track) affidata al multi-strumentista Aaron Wynne che affianca Robby Baxter stavolta con un ruolo attivo nella produzione di
Can't Afford the Luck.
Splendida l’accoppiata
Brand New Goodbye Song e la ballatona
Lonesome Waiting At Home, Mo Robson si abbarbica sullo sterile autocompiacimento di chi si crogiola nella sensazione della sconfitta e lascia fluire l’essenza texana “
Whiskey and the back roads. It’s also home”, dalle trillanti
Bitchin' Camaro,
Rita or Rose e
Can't Find Nothing Wrong si respira l’atmosfera della inafferrabile musicalità del country polveroso sempre corteggiato dall’alba luminosissima della slide.
Can't Afford the Luck segna anche un territorio in cui le relazioni seppur ridotte al minimo non vengono spogliate dalle valenze “affettive”, deliziose
Can't Find Nothing Wrong,
Broken Hearted Mind (felice l’aggiunta di una 'addolorata' armonica) e altre suntuose ballads come
Nothing Foolish e la conclusiva
Eight Seconds.
Non si può che restare sedotti da queste melodie in cui i ritmi si dividono tra quello decadente, riflessivo e cremoso dell’honky tonk a quello spirito da fuorilegge di
Sweet Chiba, Mi Amiga e quello chitarristico di
You Are the Reason, tutti capaci di nutrire intere giornate. Il contrasto tra passato e presente, tra l’aperto e il chiuso, tra una rilassata relazione con la wilderness e un difficile adattamento alla civiltà. Le radici di
Can't Afford the Luck.