TIM BRICK (Free to Run)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  01/11/2011
    

Tra le montagne del Vermont la luce della country music. Un orizzonte per il songwriter Tim Brick, come uno spazio esterno della prateria per un cowboy-trucker di passaggio tra gli anni ’90 e il decennio trascorso che lo hanno visto figurare come chitarrista in numerose bands ma a volte, da mediocri esperienze, si riesce a prendere il volo e a trovare una via per alzarsi al di sopra della media.
La corrente ascensionale di Tim Brick è stata il country rock/americana e il gruppo di vecchi e nuovi amici della The Gypsy Highway, sebbene le prime esibizioni fossero prettamente acustiche, l’esordio di Borderline era percorso da un vento elettrico capace di sciogliere i pensieri e far vibrare il corpo ( “It’s about a lot more than just playing the right notes. You have to live it, breathe it, and drink it”, dice Brick. “The audience has to believe that these songs come from your heart and soul”) ed il concetto tiene a ribadirlo anche all’inizio di Free To Run, nella squillante Kickin Back: “Nothin’ to do on this hot afternoon, but to sit down and have me a drink. / I’ve been workin’ real hard and feelin’ tired, I need a little space to think”.
Dal portico di casa con una birra tra le mani, lascia fluire soggettive lente durante l’esplorazione dei suggestivi ambienti del rock e dell’americana (Cold Hard Truth, It's A Good Thing, deliziose come Spinning My Wheels e la title-track), sulle ‘lost highways’ che partono dal Vermont si tira dritto a Santa Fé per finire nel clima agreste Texano, ammalianti 300 Miles, One Horse Town e Hard Times On Easy Street.
Nel mezzo lente zoomate che sembrano aspirare a un punto fermo, dove ogni moto dell’animo si placa nelle brillanti ballads di Matter of Time, Cover Me Like Rain e Someday. Le luci si smorzano, la lap steel prende spazio tra il bluastro e tono grigi, ma c’è una linea sottile tra il countryman riflessivo e il ‘badass rocker’ delle splendide Old Pair of Shoes e Two Hands On the Wheel.
Si intrecciano, si oppongono e si richiamano, Free to Run resta lontano dal brusio informe con cui si accontenta (e si illude) di parlare l’attuale panorama discografico. Talento nitido quello di Tim Brick, non lasciatevi sfuggire questo cd.