Truckers, Cowboy, whiskey e texas guitars. Gli estremi si toccano spesso nel debutto di
Trey Lee, songwriter di San Marcos a cui piace cogliere in flagrante la natura selvaggia texana provando a forzarne i confini country anche se in soli 8 –ma corposi- brani.
Il piano si appoggia alla sfrenata slide in
Well I Ain't Crazy come all’armonica della sbarazzina
Outlaw, corre
Trey Lee e lo segue una squadra di rodati professionisti (Dan Johnson alla steel, Johnny Santos all’armonica, Brady Black al violino e anche il bravo Matt Skinner) a cogliere riprese dell’esterno di barrooms e dancehalls, istantanee polverose e sporche dove
Trey Lee lascia scivolare il mondo (“
The songs are written on experiences I’ve had with women, drinkin' and livin' a life chasin' my dreams,” dice Trey) e si confondono sul parabrezza di
Trey Lee lungo un’altra deliziosa country-roots ballad come
Headin Out To Hollywood.
Coordinate radio-malinconiche in
Daylight Again, comandate dalla steel in
Rumors, che non perdono il passo di
Trey Lee mentre il ruggito del motore di
Breaker 45 apre ad un altro arioso country-roots dove tutto scorre calibrato su tappeti sonori di violini e slide, lunghi e avvolgenti tra folate calde e improvvise dell’armonica dove la bellezza del paesaggio -soleggiato e arido- non può restare indifferente, salvifica e redentrice nella preziosa
Wanted Cowboys, con la slide a materializzare l’epica e l’ideale di uno sconfinato orizzonte western. 8 Brani, ma
Trey Lee riesce a inglobarne tutto l'immaginabile.