VON EHRICS (Two Foot Stomp)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  31/10/2011
    

I morti, si sa, hanno ‘vita breve’, scompaiono presto alla vista, non la storia dei 5 fratelli wresterls (4 morti tragicamente) della The Von Erich family, e non per il songwriter Jason Vandygriff (voce e chitarra) e Jeffery Wayne Mosley (basso), senza distinzione tra tessuto vivo e protesi morale, ne snaturano il nome quel tanto da adattarlo all’Ep d’esordio, Fine Drunks.
Resta uno strano connubio per la garage rock band di Dallas dei The Von Ehrics, teenagers ribelli con l’alt.country nel dna, padroni di una asetticità alcolica sulla falsa riga degli amati e irraggiungibili Slobberbone.
Una discografia di tutto rispetto alle spalle dove stazionano donne, alcohol e vita on the road iniziata con The Whiskey Sessions -2006- proseguita con Loaded -2009- e sebbene drastici cambiamenti alla lineup (nuovo bassista Paul Vaden dalla cow-punk band dei Ghoultown e il chitarrista Clayton Mills) la crescita dei The Von Ehrics trova in Two Foot Stomp tempi diversi (“For the first time in our history as a band, we really took our time to make the record we wanted to make,” parla il front man Robert Jason Vandygriff. “It’s something we’ve never really done before because we’ve always been on the road”) ma con la stessa sfacciata faustiana ricerca del tempo dilatato dell’alt.country, non immortale, ma rivisto al presente con più facce e chitarre.
Roboanti e dannate sfuriate tra Last of the Working Slobs e Just a Little Time, da Smokewagon, I'm Just Sayin' e Gone con punte estremamente deliziose in Rock and Roll, in Two Foot Stomp sanno miscelare i boots di Downtown con l’ironia texana nelle due velocità di I Don't Wait e soprattutto della brillante Goodbye-the Ride che ben si accoppia al divino lirismo parrocchiale del coro gospel (i The Friendly Five, da Denton, Tx) nella corale e fiammante Lord, I Pray.
Anche le cover regalano distorsioni, una rovente Down the Road Tonight di Hayes Carll e la conclusiva bellezza di Texas (When I Die) di Tanya Tucker, una festa ad alto tasso alcolico (“The recorded crowd vocals happened when a bar manager bought two bottles of whiskey to ensure that everyone who participated got a shot”). Alticci e pronti a cantare insieme “When I die, I may not go to heaven / I don’t know if they let cowboys in / If they don’t, just let me go to Texas / Texas is as close as I’ve been”. Parole Sante!!