GOURDS (Old Mad Joy)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  31/10/2011
    

Anche se la fiamma del combo-roots dei The Gourds non riscalda come in Haymaker, persiste tra l’arsenale elettro-acustico di Old Mad Joy un nuovo ed incostante crepitio elettrico, bagliori, colori e forme cangianti anni ’70 che distolgono da piccole tutibanze tra i traballanti fraseggi roots, marchio di fabbrica dei The Gourds. Kevin Russell impasta Old Mad Joy con ‘buoni sentimenti’ (mai a buon mercato) sempre contagiato dal virus goliardico texano ad ascoltare la trascinante I Want It So Bad ma in grado di essere conciliatorio e pacificante in convincenti ballads, Ink And Grief, Marginalized e nella splendida Two Sparrows.
The songs are classic Gourds DNA,” dice Russell. “I hear cousins all over this. Every Gourd record has its great moments. But this one, I think, has the feel of a great record more than the others”, qualche difetto invece Old Mad Joy lo mostra nelle prolisse cantilene di Drop The Charges e You Must Not Know o nella mistura strumentale di Melchert, ma la gravità senza peso del mandolino nella brillante Eyes Of A Child e delle chitarre elettriche nella deliziosa Drop What I'm Doing seducono anche la memoria, momenti corali come in Peppermint City aiutano a rievocare il piacere di un rock classico che galleggia anche sullo sfondo di Haunted fino all’organo della luminosa Your Benefit.
Echi e riffs che impongono i The Gourds con tale freschezza da diventare il rumore di fondo, dei disturbi sonori, utili a distorcere le piccole lacune di Old Mad Joy.