L’adolescenza l’ha affrontata a muso duro con poche alternative (cosa da far inquietare le anime belle dei pedagoghi ‘ottimisti’, per i quali è un’età meravigliosa per definizione, a prescindere) ed ha continuato a farlo da padre di famiglia,
Mike Zito, chitarrista singer-songwriter, racconta la sua storia in
Greyhound, terzo disco (segue
Today, 2008 e
Pearl River, 2009).
La rabbia si avverte fin dalla splendida
Roll On, fa autocritica ma mette a fuoco ciò che ordinariamente tende a sfuggirci (per noia, pressapochismo, leggerezza) lo Zito a bordo del bus per
Greyhound è lucido, schietto quando canta ‘
Run away, run away/I'm leaving today/There ain't nothing like the sound/Of a lonely Greyhound in The Hard Way’ e quando racconta di se (“
The song Greyhound is a true story. I ran away from home. I couldn’t see my kids. I was sleeping on my parents’ couch. I was really down and out. So I stole my dad’s credit card, stole my friend’s acoustic guitar, a bag of clothes. I bought a one-way ticket to Key West on a Greyhound bus. Thirty hours later I’d run away from home. I lived there for eight months. Nobody knew where I was. I slept outside, played for tips and all that. Then some people started hearing me and giving me jobs. That’s what that song means”).
Temi abbastanza sfruttati dalla cosiddetta letteratura dei margini, ma in
Greyhound si avviluppano al blues/rock e alle chitarre (anche di Anders Osborne, che il disco l’ha prodotto) nelle solide
Judgement Day e
The Hard Way, l’atmosfera è sospesa, gravida di minacce, di segni inquietanti e domande in
Show Me The Way, sarà il Texas che l’ha adottato (prima rifiutato, licenziato dalla Fender guitars perché tossico e alcolizzato) ma l’amicizia con
Walter Trout e la moglie l’hanno aiutato a trovare un posto giusto da dove ripartire.
Nell'abbagliante leggerezza di
Motel Blues e della conclusiva
Please Please Please, lo si può immaginarlo nelle lande desolate del West Texas a riflettere sulla vita e scrivere canzoni come
Stay e
The Southern Side -ballads elettriche- e con i deliziosi riff bluesy di
Until The Day I Die e
Hello Midnight. Il tema sotterraneo di
Greyhound, un disco che non ama le soluzioni facili. Come la vita di
Mike Zito.