La gamma delle coloriture melodiche degli
Armadillo Blues resta coperta da una densa velatura grigia e lascia intravedere profondità nere anche al terzo disco,
Swamp Music.
Il trio svedese tocca i nervi scoperti del
delta mississippi e affonda nella carne viva del chicago blues con la slide e la cigar box, ma a Jesper Hedegard –voce e basso-, piace rientrare nei ranghi di un blues notturno, chitarristico, dove il ritmo è volutamente lento, dilatandone i tempi solo in
Crow Jane ma il tutto resta sempre di grande efficacia, dall’apertura di
No More alla deliziosa
Too late to Change.
Camminare sarà anche più stimolante che arrivare da qualche parte, ma la splendida accoppiata di
Fatboy e
Jackson City mostra che nel lento girovagare non hanno mai pensato di tagliare i fili alle chitarre, pronte a fornire la giusta dose di energia e vitalità. Gli
Armadillo Blues anche se zavorrano intorno a storie dove nostalgia e rimorso sembrano sfide continue per combattere lo sconforto quotidiano di una vuota ripetitività, lasciano alle corde di Stefan Bergstannd il compito di congelare il ritmo,
Grandma's Hands, e di lasciarlo fluire nelle aspre
Shake your hips e
Nosebleed (anche per la strumentale, una
Chickenfoot tradizionale e stopposa).
Delle isole di ghiaccio dove lo sfondo, la società, i tempi, né scorrono né lievitano, tutt’al più gracchiano come sulle strade della Louisiana e del Texas di
Southband.