DARRYL LEE RUSH (Darryl Lee Rush)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  29/09/2011
    

Il cantastorie Darryl Lee Rush trova il modo di aggiungere al panorama umano e sociale intravisto nel debutto di forte matrice texana (Llano Avenue), l’americana e l’elettrico (avvisaglie scoperte nell’ottimo Live from The River Road Icehouse) quel tanto da lasciar fluire nuove parole e musica a metà fra il paradosso e il messaggio filosofico intorno ai drammi/piaceri di una vita quotidiana in cui latitano ancoraggi morali e sicurezze familiari.
Il cantastorie Darryl Lee Rush imbraccia la chitarra e le prime note della splendida Hard Rain investono in pieno le desertiche highways che con l’empito romantico si riempiono di risvolti melodrammatici sublimati dal calore delle corde, Darryl Lee Rush si accende e si spegne a intervalli irregolari, sale e scende d’intensita la pedal steel ad enfatizzare il lato introspettivo di una leggiadra Broken Glass, la fisa duetta col cello nella pregevole Marissa mentre il roots, l’armonica e il rock di Letter from a Soldier servono a racchiudere gli ultimi scambi di emozioni per un padre orgoglioso del figlio in guerra. Darryl Lee Rush accenna e approfondisce storie mentre continua a viaggiare attraverso l’America, steel rarefatte e armonica per le piacevoli ballads di Leaving Virginia e Jackson Hole, ma prima di tornare in Texas con l’allegro honky tonk di Dance Hall, l’ultima sosta è per Las Vegas Christmas Eve, un rock secco, senza fronzoli per una città dove l’umorismo è principio strutturale della sua urbanistica, assurda e sfavillante metafora del Sogno Americano. Il continuo scambio di riflessioni e storie personali, ha una coda elettrica tra le esperienze positive e negative delle brillanti Burn it Down e soprattutto nella fiammante bellezza di Raindrop (“And I’m gone in an instant, the road it calls my name, that old road, like a river, like a rain drop down the drain.”).
Darryl Lee Rush sempre sulla strada fino alla fervente conclusione di Ferris Wheel, in compagnia di una poesia polverosa e densa, compresa tra la linea dell’asfalto e quella del cielo, colta nel movimento verso un punto diverso da quello di partenza.