WHISKEY PROPHETS (Regrets, Rehab & a Refill)
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  Recensione del  28/09/2011
    

Tra Dallas e Fort Worth vivono i The Whiskey Prophets, giovane band che abita nelle magiche fessure del country/rock texano, lì Brad Roberson –voce- e la chitarra di T-Bone ‘Sweet T’ provano a ridefinirne i confini per un semplice consumo radiofonico ma da cui succhiano i toni genuini e leggeri solo quando sono densi e intensamente sentiti.
L’uno due con cui si presenta Regrets, Rehab & A Refill, ovvero Fondly e Musicians Lament, mostra uno stile chitarristico avvolgente e allo stesso tempo melodico, fermi a pochi accordi classici e virtuoso solo quanto basta e dove serve (per tutti e 15 i brani!).
Il flusso energetico scorre per l'intero Regrets, Rehab & A Refill, tiene il passo tra Good Thing, Ready To Fold, High Expectations e la rocciosa Listen Here, trovando il modo di eccedere gli argini del roots fuorilegge in un paio di suggestive tappe nei deserti aridi del Texas, la splendida Daddy e i riffs graffianti di Shine On Me.
I The Whiskey Prophets mantengono l’equilibrio sforzandosi in creatività (brillante Cards That Fell e la ballatona elettrica di Birds Sing) forzandola nel roots-funky di I Am ma nel continuo rimescolamento degli ingredienti i The Whiskey Prophets mostrano di essere sempre alla ricerca di occasionali alchimie in grado di elevare Regrets, Rehab & A Refill al di sopra della media commerciale.
Ci riescono in Hold Off, in Swim Against the Tide, anche se per Eden e Take Me si ha l’impressione che i The Whiskey Prophets abbiano voluto solcare strade sicure. Riproporre e catalogare il già sentito, si sa, spesso impedisce di correre troppi rischi, ma per il disco d’esordio dei The Whiskey Prophets la scelta è decisamente riuscita.