Una decade passata insieme dopo l’incontro casuale in un club di Wichita, Kansas (“
It was kind of perfect,” dice Arbuckle. “
We had a shared vision, in a place where there really wasn’t much interest in – or support for – country blues”), il duo
Moreland & Arbuckle affila telecaster e cigar box nella breve esperienza coi
King Snakes ma sulle strade del Mississippi trova il modo di compenetrare efficacemente il blues con il delta e lo swamp dando vita a una signor discografia -
Caney Valley Blues 2005,
Floyd’s Market nel 2006,
1861 nel 2008 e l’acclamato
Flood dello scorso anno.
Al quinto disco, il duo decide di curare maggiormente la produzione e a seconda dell’intensità luminosa del delta mississippi,
Just a Dream si lucida ancora nel suono ruvido e sporco delle chitarre ma mette in rilievo anche la grana di un suono sperimentale, come nell’apertura di
The Brown Bomber. Ci si cala ancora in un buco nero in preda a una tempesta di riffs e armonica ma stavolta
Moreland & Arbuckle buttano dentro sprazzi rock -la
title-track e
Shadow Never Changes- l’organo di Chris Wiser in 4 brani e del chicago roots-blues legato alle tradizioni come per le indiavolate
Purgatory,
So Low,
Travel Every Mile e l’accattivante cover waitsiana di
Heartattack and Vine.
Volutamente ripetitivo, frammentato e ossessivo in
Troll dove
Moreland & Arbuckle danno sfogo all’improvvisazione e al libero fluire di suoni e strumenti (come per la breve
Gypsy Violin o quando si aggrega il chitarrista Steve Crooper nella conclusiva
White Lightnin’),
Just A Dream sperimenta nuove traiettorie nel delta sound sempre così dannatamente accattivante mentre pilota
Good Love e
Who Will Be Next, ma stavolta con
Just A Dream nasce un nuovo organismo pulsante ed irrequieto, come una nebulosa ‘testuale’ marchiata
Moreland & Arbuckle.