I
Beige Fish riprovano a modulare quel montaggio elettro-acustico di stili diversi (delta Mississippi, folk & american roots) anche al secondo giro americano di
Wildcat Cafe, ma senza fermarvisi troppo. Pretesti, in fondo, per il chitarrista tedesco
John H. Schiessler sempre accorto a restituire attraverso nuove canzoni e 4 cover, le sensazioni di caldo e freddo, di soffocante o di ventilato che al
Wildcat Cafe si avvertono quotidianamente.
L’armonica e la lap steel affondano nelle acque acquitrinose di
In Your Town,
Babe Ruth e
You Hurt My Baby, cuore metropolitano e donne, i lati deboli di un triangolo melodico che non può che essere isoscele, i
Beige Fish sono sempre innamorati dei paesaggi a stelle e strisce (deliziosa la versione di
Sam Old Blues), guardano oltre il proprio orizzonte e capovolgono le sensazioni di luoghi deprivati di senso andando a rivisitare classici come
Precious Memories o
Roll 'em Easy, corali e avvolgenti anche quando la coreografia sembra sorda e insapore all’inizio di
Crashing Head First o nei coretti di
Memory Lane.
In
Wildcat Cafe c’è un finissimo e attento lavoro della melodia, nulla si raggiunge se non lo si raggiunge lentamente, splendida
Black Queen e
Midnightmare come il lavoro nelle retrovie degli Indiani d’America per la torbida
Falling Twins. Nel cuore di un’epoca del ‘lavoro’, intendo dire della fretta, della precipitazione sudaticcia che vuol sbrigare immediatamente ogni cosa, una fermata al
Wildcat Cafe non può che riservare piacevoli sorprese (come la scelta inaspettatata di chiudere con
Angel of Montgomery di John Prine!).