DAVE ALVIN (Eleven Eleven)
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  Recensione del  29/08/2011


    

Dave Alvin esce dalle sabbie basse in cui era affondato con le Guilty Women, ritrova lo spirito vertiginoso di Ashgrove (lunghi, 7 anni) riallarga l’orizzonte sulla storia del blues e riassapora le passioni del rock: "The songs on Eleven Eleven are all about life, love, death, loss, money, justice, labor, faith, doubt, family and friendship. The usual stuff," dice Alvin. "but Mortality has been an issue on my mind ever since Ashgrove. Since finishing that album, I lost some great friends - Chris Gaffney, Amy Farris and Buddy Blue of the Beat Farmers. That weighed on me."
Eleven Eleven non può che procedere per sbalzi e scossoni, frammenti rock/blues dimenticati, dolorosi –seppur con felici imprevisti in tre duetti, uno di essi con il fratello professore- per il modo in cui percorre intinerari nel malessere sociale del presente e del passato, malato di sfruttamento, precarietà e frustazioni, ma stavolta c’è la The Guilty Men ad aiutarlo. ‘Road movies’, vignette ed episodi che iniziano con il corrosivo bluesaccio di Harlan County Line, scritto per la serie Tv Justified, nella quale lo stesso Alvin presta il volto e la voce (per l’esattezza nel terzo episodio ‘The I of the Storm’, suonando nella caratteristica coreografia festaiola da barroom ma con le parole che tagliano come le chitarre e il piano di Gene Taylor in Gary, Indiana 1959). Il 'cowboy' californiano torna al blues-rock e riprende la rotta smarrita negli ultimi anni ricavandone nuovi soggetti di meditazione, dalla drammatica vicenda cantata in Johnny Ace Is Dead, giovane singer-songwriter di R’n’B, trascinato dall’alcol ad un’assurda fatalità nel backstage all’Houston City Auditorium del 1954, passando alla brillante Murrieta’s Head, altra storia vera, di un ribelle/bandito nella comunità messicana della California anni ’50, con Alvin che sceglie il punto di vista del suo assassino, un agricoltore che non si fa scrupoli ad incassarne la taglia per poter salvare la propria fattoria.
Le chitarre continuano a fermentare, Dave Alvin a comporre grande musica –sublime l’accoppiata di Run Conejo Run e Dirty Nightgown- e tutti insieme in un grande e intrigante viaggio sul passato, sul presente e il futuro trovando i momenti migliori proprio nell’andamento sghembo e mai sfasato della chitarra, dura, secca, come la vita. A frenare l’onda lunga del rock-blues ci pensa la malinconia texana, affiora inesorabile lungo tutta la durata di due splendide ballads, No Worries Mija e Black Rose of Texas, da una parte è la fisa ad accompagnare una storia di sangue e speranza e dall’altra è lo stesso Alvin che riflette sulla solitudine e la morte della violinista Amy Farris (parte della Guilty Women), suicidatasi nel 2009.
Ma la coscienza del blues felicemente perduta per strada, ritorna nell’incontro con il fratello Phil nella divertente What's Up With Your Brother, primo di tre duetti, Manzanita con Christy McWilson (The Guilty Woman) è sulla stessa linea di Two Lucky Bums ma con esiti diversi: da una parte si soffre per debolezza melodica, dall’altra Dave Alvin ‘isola’ un particolare, l’amicizia con Chris Gaffney con i bordi messicani. Poche –e benedette- soglie per passare tra vortici di chitarre. Vie d’uscite che portano sempre a Eleven Eleven.