RODNEY HAYDEN (Rodney Hayden)
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  Recensione del  29/08/2011
    

Nelle terre bruciate del Texas è tempo di Cowboy songs, Rodney Hayden libera i ricordi e firma al sesto disco un’ispirata rivisitazione di un’epoca e di un’immaginario storico/filmico a cui è sempre stato legato, musicalmente, nel corso degli anni e che hanno reso mitico il Far West. 9 i brani scelti da Rodney Hayden, voce e chitarra, con il solo David Beck a fargli da spalla -ma alla fine è come se avesse un’intera band (suona mandolino, dobro, percussioni, chitarra e basso), l’impostazione è scarna, coerente ai brani scelti e il duo senza farsi distrarre da vecchi automatismi sentimentali (quel minimalismo patetico di festose parodie) funziona e sorprende.
Le belle novità arrivano dall’iniziale e benedetto rootsy di The Habit, brano che intorno ad un poema di Berton Braley, il celebre cowboy singer Don Edwards ne ha scritto il testo e la musica, ma il duo spinge ancora più in profondità restando saldamente ancorato alla poetica dei cowboy nella toccante dolcezza di The Brazos, brano conosciuto anche come The Texas River Song, tradizionale ma vive nel tempo come la leggenda di Jesse James. The Ballad of Jesse James è un honky tonk saltellante e godibile sebbene tragico nel descrivere di come sia stato sparato alle spalle dal cugino per poter intescare la taglia di 10.000 dollari.
Rodney Hayden è bravo a mantenere personaggi, storia e melodia sullo stesso piano sebbene in continuo movimento, li tallona senza perderli di vista, incantevole la ballad di Sonora’s Death Row scritta nel 1970 dal californiano Blackie Farrell ma portata alla ribalta da Robert Earl Keen, e strada facendo Rodney Hayden si adatta al moto spontaneo del Texas, roots nella brillante Gypsy Davey altro classico cowboy come la splendida Red River Valley: “Is the first song I ever learned to play on the guitar”, dice Rodney, brano originario del Canada scritto durante il periodo di ribellione del 1870 ma in Texas ha acquisito una forte identità: “As the song made it's way south it was altered by the time it reached Texas and became ‘Red River Valley’”.
La più divertente e curiosa è senz’altro la briosa Chopo, di un songwriter che ha scritto una miriade di canzoni ‘a cavallo’ tra 1800 e 1900, Jack Thorp, e Chopo era il nome del suo cavallo preferito che gli ha salvato la vita in più di un’occasione, “I think this is a great tribute to what I'm sure was a great horse.”
Ancora Don Edwards nel finale con The Cowboy Song, la più famosa, “It literally changed my life. In my opinion this is one of the greatest cowboy songs ever written”, Rodney Hayden ha ragione soprattutto per la scelta di adottare un lirismo contenuto e fermo, capace di rendere le emozioni autentiche e struggenti come nel poetico candore finale di I Ride an Old Paint. D’altronde basta soffermarsi sulla copertina di Rodney Hayden, sembra quasi un paesaggio. Perfetta per un vecchio film western. Perfetta come colonna sonora.