Countryman genuino
Zach Edwards, la vita la prende come viene e non perde tempo ad analizzarla, gli basta lo sfondo delle dancehalls abitate da donne, la steel e corposi honky tonks elettrificati con gusto ("
We get pretty raunchy and wild and crazy and fun. The girls get up on the tables and start dancin', just all over the bar, all over the top of the table. So that's good to see. It makes us enjoy it more").
Insomma
Lonestar è uno di quei dischi divertenti, ruspanti e godibili, del sano Texas country secco come una fiondata nella trascinante
Alcohol of Fame, violino, steel e piano indiavolati mentre Zach spiattella una quotidianità colta per lo più nella sua banalità, sentimenti e passioni compresi.
Certo
Lonestar deve combattere con melodie senza alcun significato particolare, sempliciotte in
Reminisce o l’apripista di
Sugardaddy, ma il divertimento è assicurato quando
Zach Edwards si scatena nella spiritata
Girls of my World.
Il ritmo diventa sbarazzino col sapore del roots al country nella splendida
Music Man e diventa indiavolato al confine messicano con la fisa gioiosa di una
Red Hot Sun che nel finale nasconde una slide molto brillante, una perla tex-mex, e non solo quella, perché dietro alle risate e alla levità delle melodie fa capolino qualche riflessione sulla vita, sulla fragilità dell’essere che spesso versa lacrime amare, come farebbe un rodato songwriter e niente affatto scontate.
La piacevole
Lonestar –la title track- conferma il cambio di passo di
Zach Edwards, musica fatta di figurine elettriche e insieme malinconiche sulle strade del Texas, brani che non si consumano nel tempo della loro durata, facile quando ci aggiunge il sapore da fuorilegge in
Long Way to Freedom, ma il songwriter di Fort Worth mantiene i buoni propositi fino alla fine con
She's a 10 e country come
The Snoopy Song, molto veraci nella festosa
Big Balls Mix. Volete rubare un momento a una giornata difficile? Ascoltatevi
Lonestar!