PAUL NUNN (Anywhere Else)
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  Recensione del  28/08/2011
    

Risalgono al 2007 le prime esperienze del singer-songwriter Paul Nunn insieme al chitarrista Albert Maylen, in giro per il Texas sulla spinta del semplice progetto di una cover band, ma la strada spianata non era quella che Nunn aveva in mente ed ha deciso di proseguire da solo. Le tappe di avvicinamento all’esordio lo hanno visto tra i finalisti del noto ‘Fort Worth’s 95.9 The Ranch's Battle of the Bands’, punto di svolta per molti giovani esordienti, che sommato a qualche altro attestato di stima e alla simpatia di altre stazioni radiofoniche, hanno impresso un cambio di passo alla produzione di Anywhere Else.
Un disco verticale, per come scende e sale il texas country-rock ma con una discreta soluzione di continuità, spigliato nella parte elettrica sin dalla piacevole Drinking Thing I Do, e nelle traiettorie country che appaiono elegantemente controllate in If I Turn Back Now e Dead and Gone, ben variegate in I Can't Live Without You, e solo in un caso -la title-track- vistosamente appesantite dalla melassa, capace di fermare e ritardare gli slanci iniziali.
Anywhere Else nonostante si proponga come uno di quei dischi oliati e ben confezionati (ascoltate Wings), funziona per tutta la sua durata, ben 13 brani, trova forza nei cardini del country-roots di periferia, brillante in Gypsy e Sometimes It's Love, rozzo e ruspante nella godibilissima Love Me Tonight e nello splendido e alcolico viaggio tra i fuorilegge di Modern Day Outlaw, diventando magicamente sfuggente nella steel malinconica di Bein' Strong, un percorso ‘notturno’ per cambiare direzione all’improvviso ma senza smarrire la strada maestra in un’altro paio di leggiadre ballatone, More Than Meets The Eye e la conclusiva Nothin' Left But Goodbye. Momenti che inevitabilmente frenano Anywhere Else ma trattengono il calore del Texas.