Uno sguardo al sito di
Micky Braun e i
Motocars (completino elegante, pose plastiche su di uno sfondo presumibilmente di una villa con piscina) basta a dare un’idea della mancanza di fuoco in
Raise My Glass. Parlo del roots&rock degli esordi, non solo non brucia più, ma le pause e i rallentamenti in Raise My Glass (non solo melodici), inducono a più di una riflessione e cosa peggiore, non evitano una scontata monotonia.
La sensazione fin dalla title-track passando per
Far from You,
A Thousand Tears e
Any Longer Any More è che tutto si svuoti e si annulli tra una serie di accordi senza mordente, anche la scelta della fisa iniziale o del violino rappresentano solo attimi fugaci di originalità, e soprattutto non bastano a cancellare la sensazione di un’operazione un po’ troppo superficiale e commerciale.
Raise My Glass si compie quasi senza sussulti, lasciando un’impressione felice in
How Far I'll Go e
Big Casino, anche se un po’ sotto tono trovano qualche guizzo convincente, ma le conclusive ballads elettriche spargono troppo candore e lacrime (
Longer Walk in the Rain,
Faded and Gone,
St. Lucky's Eyes,
Never Been Out West e
Odessa Snow).
Il talento dei fratelli Braun non riesce più ad avere la meglio su un reticolo melodico che in passato imbrigliava anche le carenze qualitative, tanto che
Raise My Glass nel suo complesso, gradualmente, cade prigioniero di uno schema radiofonico/commerciale stucchevole come le foto scelte per il nuovo sito di
Micky & The Motocars!