Joe Ely riunisce una compagnia di ottimi musicisti nell’aria di Austin –spiccano
David Grissom, Lloyd Maines, Glenn Fukanaga, Joel Guzman- e alla soglia dei 65 anni sforna uno di quei dischi maturi e così pieni di riflessioni da spazzare via tutti i dubbi su un ‘prodotto’ corretto ma sostanzialmente anonimo e datato. Prendiamo l’iniziale
The Highway is My Home, una bella lezione per tutti coloro che ambiscono a raccontare la vita ‘on the road’ e inciampano nei climax e nei luoghi comuni: “
Here I am, a rambler, the highway is my home”, canta Joe Ely in un brano ritmato, incalzante che possiede il pregio di non nascondersi dietro una pretesa di ‘saggio di vita’, le linee che si dispiegano di fronte alla strada possono essere infinite, partire da un punto qualsiasi e srotolarsi all’infinito oppure piegarsi su loro stesse ma
Joe Ely ha sempre considerato la strada come una traccia narrativa, come quella che il regista
David Lynch disperdeva percorrendo a duecento all'ora le sue ‘
lost highways’ e che in ‘
una storia vera’ ritrovava procedendo a passo di trattore, ricostruendo così la realtà perduta.
Non c’è nessuna linea di demarcazione tra il tex-mex, il country e il texas blues in
Satidfied At Last -prodotto per la sua etichetta, Rack'Em Records-, e succede che bastano un paio di minuti per riuscire a sintetizzare la metafora della sua riuscita.
Joe Ely mantenendo uno sguardo lucido sulla vita, senza cadere in facili appigli (la guerra della splendida ballad di
Not That Much Has Changed), con una buona dose di ironia texana, filosofia in pillole come nella chitarristica title-track,
Satisfied At Last trae forza dal rock/blues, dolce e brillante in
Roll Again e
I'm a Man Now, gagliardo in
You Can Bet I'm Gone (gran lavoro alla slide di
David Holt), una riflessione sulla mortalità, tra Paradiso e Inferno.
Ed infine, si lascia baciare dal sole messicano, da pedal steel malinconiche nell’incantevole trittico del ‘truck driver’ di
Mockingbird Hill, di
Leo and Leona (firma di
Butch Hancock che ha scritto anche la perla finale,
Circumstance, storia di saggezza cowboy) alla meravigliosa cover riproposta in versione ‘border’ di
Live Forever, con la fisa di Joel Guzman a dilatarne la bellezza, aprendo buchi di piacere, di dolore (per
Billy Joe Shaver, nel ricordo del figlio
Eddy), e di pensiero: In che termini si definisce e si riconosce lo 'stallo' creativo di
Joe Ely come mi è capitato di leggere su qualche articolo in rete? Nella sua tendenza a ripercorrere sentieri battuti in passato? Nel fatto che sono oramai 40 anni di carriera? Allora deve esserci una singolare, infinita, incantata grazia nelle smagliature e nelle falle di
Satisfied At Last!