JOE ELY (Satisfied At Last )
Discografia border=Pelle

        

  

  Recensione del  28/07/2011


    

Joe Ely riunisce una compagnia di ottimi musicisti nell’aria di Austin –spiccano David Grissom, Lloyd Maines, Glenn Fukanaga, Joel Guzman- e alla soglia dei 65 anni sforna uno di quei dischi maturi e così pieni di riflessioni da spazzare via tutti i dubbi su un ‘prodotto’ corretto ma sostanzialmente anonimo e datato. Prendiamo l’iniziale The Highway is My Home, una bella lezione per tutti coloro che ambiscono a raccontare la vita ‘on the road’ e inciampano nei climax e nei luoghi comuni: “Here I am, a rambler, the highway is my home”, canta Joe Ely in un brano ritmato, incalzante che possiede il pregio di non nascondersi dietro una pretesa di ‘saggio di vita’, le linee che si dispiegano di fronte alla strada possono essere infinite, partire da un punto qualsiasi e srotolarsi all’infinito oppure piegarsi su loro stesse ma Joe Ely ha sempre considerato la strada come una traccia narrativa, come quella che il regista David Lynch disperdeva percorrendo a duecento all'ora le sue ‘lost highways’ e che in ‘una storia vera’ ritrovava procedendo a passo di trattore, ricostruendo così la realtà perduta.
Non c’è nessuna linea di demarcazione tra il tex-mex, il country e il texas blues in Satidfied At Last -prodotto per la sua etichetta, Rack'Em Records-, e succede che bastano un paio di minuti per riuscire a sintetizzare la metafora della sua riuscita. Joe Ely mantenendo uno sguardo lucido sulla vita, senza cadere in facili appigli (la guerra della splendida ballad di Not That Much Has Changed), con una buona dose di ironia texana, filosofia in pillole come nella chitarristica title-track, Satisfied At Last trae forza dal rock/blues, dolce e brillante in Roll Again e I'm a Man Now, gagliardo in You Can Bet I'm Gone (gran lavoro alla slide di David Holt), una riflessione sulla mortalità, tra Paradiso e Inferno.
Ed infine, si lascia baciare dal sole messicano, da pedal steel malinconiche nell’incantevole trittico del ‘truck driver’ di Mockingbird Hill, di Leo and Leona (firma di Butch Hancock che ha scritto anche la perla finale, Circumstance, storia di saggezza cowboy) alla meravigliosa cover riproposta in versione ‘border’ di Live Forever, con la fisa di Joel Guzman a dilatarne la bellezza, aprendo buchi di piacere, di dolore (per Billy Joe Shaver, nel ricordo del figlio Eddy), e di pensiero: In che termini si definisce e si riconosce lo 'stallo' creativo di Joe Ely come mi è capitato di leggere su qualche articolo in rete? Nella sua tendenza a ripercorrere sentieri battuti in passato? Nel fatto che sono oramai 40 anni di carriera? Allora deve esserci una singolare, infinita, incantata grazia nelle smagliature e nelle falle di Satisfied At Last!