Il duo
Radney Foster & Bill Lloyd dopo venti lunghi anni torna a incidere un disco. L’aria era carica di aspettative, la luce del loro passato regna sovrana (alla fine degli anni ’90 primeggiavano nelle country charts e prima di scegliere le rispettive carriere soliste, hanno vissuto altri 3 anni riscuotendo successi e nomination ai Grammy) e ordina i pensieri in fila: “
We were on RCA Records, and now we’re an independent act. I don’t think we’re in the music business anymore, I just think we’re making music. We’re in the Foster & Lloyd business. And we’ve been closed for renovation for quite some time.”
It’s Already Tomorrow ha il sapore, raro, di un bel libro, l’odore di un bel giallo, con le pagine un po’ muffite, spiegazzate, ma sanamente avvincente, merito di un
Radney Foster con alle spalle l’ottimo
Revival e senza dimenticare che con gli anni è divenuto un signor chitarrista: “
It was bittersweet to hang it up, but we remained friends,” dice Foster. “
I wanted to make a stone-cold country record, and Bill was doing his pop thing and producing, and I didn’t think it was going to be 20 years before we got back together.”
Un disco elettrico,
Foster and Lloyd usano il rock per spezzare geometrie country e pop, la scossa si avverte fin dalla title-track dove non è un caso ascoltare "
It's already tomorrow, how did it get here so fast?", le chitarre accarezzano, si attardano e incontrano spesso momenti magici, capaci di dare la carica, così spigliate
That's What She Said,
Just This Once e
Hiding Out, alla muscolare bellezza di
Lucky Number e a quella
Picasso’s Mandolin (scritta con
Guy Clark, con un gran lavoro al mandolino di
Sam Bush) perfette per stagliare la loro sagoma fra i contrasti del passato.
It’s Already Tomorrow sfrutta il ritmo riflessivo del piano nella ballads convincenti di
If It Hadn't Been for You e
Something 'Bout Forever, con la parentesi acustica nella conclusiva
When I Finally Let You Go, tutte dense di suggestioni, quel tanto per riaffermare il valore di un duo ancora in grado di regalare della dignitosissima e lussureggiante ‘tappezzeria sonora’.
Ma il piacere è un moto continuo, riesce a non frammentarsi come il rock non è un semplice contorno in
It’s Already Tomorrow, resta vivo in
Don't Throw It Away e
Hold That Thought e non lo sciupano anche quando procedono negli strappi pop di
Watch Your Movie o in quelli country, dove la steel ama farsi riconoscere, come nella fiammante
Can't Make Love Make Sense. Un disco sincero guarda caso abitato, sospinto dal rock, condimento che regala freschezza forse eterna a
It’s Already Tomorrow e consente invecchiamenti mai precoci al duo
Foster and Lloyd.