La società, come l’amore e l’amicizia, resta il teatro delle illusioni, del nulla anche nel secondo disco di
Steve Bedunah, talentuoso songwriter figlio della scuola dei cantastorie del West Texas, lì nelle vallate abitate dai serpenti spuntano una serie di intense ballate folk-blues macchiate di country e spiragli roots pronti ad accendere la speranza, ideali per bilanciare le poetiche metafore che sembrano cominciare al buio ma
Steve Bedunah sa sempre come farle proseguire: dalla splendida
Down To This River,
Reunion e
Oak Planks trova i giusti cambi di velocità.
La telecaster mantiene viva la luce di uno sguardo critico che non fa illusioni, il mondo è corrotto, gli adulti sono indifferenti, restano i sentimenti veri a fare da collante tra ballate deliziose,
Please Have Her Call Me e soprattutto l’incantevole
Lady With The Sad Face, trova gli spazi a rockacci ariosi e chitarristici, la vivace title-track con la sorpresa dei fiati, e sulla strada della magnetica ‘
Albuquerque’s a Long, Long Way’ e nello splendore di
Down The Drain, da buon texano riesce a far convivere l’amore per il texas rock, la strada, il whiskey e la chitarra.
"
Some things are scared, some things are holy. Like a twangin' Telecaster, then there's matrimony."
Plug It In and Play si porta sulle spalle passato e ombre del quotidiano fino alla fine, ma dove è possibile ancora trovare la saggezza di
Steve Bedunah, un paio di toccanti ballads country-roots, dall’amore paterno ‘prigioniero’ di
Little Sister alla sincera analisi di
If You Need to Help, di un uomo che combatte tra depressione e alcolismo nella speranza di trovare l’amore che gli salvi l’anima. Mal che vada, c'è sempre la musica. Quella di
Steve Bedunah, ad esempio.