Pioniere del suono Americana,
Mark Jungers continua a dare il giusto rilievo alla sua musica, a comprimere con efficacia country, roots, rock, folk e blues, a dosarne intensità lungo le 13 tracce di
More Like A Good Than A Bad Cat.
Pregevole l’apporto della band, direi fondamentale anche stavolta: Wes Green al mandolino, Josh Flowers al basso, Matthew Briggs alla batteria e Adrian Scholar alla chitarra, tutti insieme a mantenere con rigore le vibrazioni delle corde degli strumenti sulla linea di una ‘vecchia scuola classica’ lontana dall’eccentricità e dall’esibita artificiosità dei tempi radiofonici-commerciali.
More Like A Good Than A Bad Cat è un elogio del sound roots-blues texano,
Mark Jungers lo interpreta, lo studia, lo legge puntando su una solida scrittura che ha pochi punti fermi -religione, fattorie, il suo amato cane e la vita di piccole cittadine-, ed acquisiscono tempo e spazio sin dalla ballad elettrica di
Show Me a Sign in cui rigira quella sensazione di una ineffabile dolcezza e una sbilenca stravaganza ironica, l’ideale per accatastare dentro un ripostiglio dispiaceri e dolori.
Come un grande tessitore,
Mark Jungers sceglie drappeggi acustici eleganti, ornamenti elettrici che appagano l’ascoltatore senza stancarlo, splendide
Riverdown,
Pass Me By e
Leaving With a Friend. Suoni che ti prendono, ti risucchiano, sui quali galleggiano pochi grumi insoluti,
More Like A Good Than A Bad Cat è da afferrare e da tenersi stretto quando il bluesy infiamma i cuori nella deliziose
Can't Take it With You (scritta con
Owen Temple),
Wasn't Thinking e nell’incantevole
50 Head.
More Like A Good Than A Bad Cat tra stili diversi acquista unità e scorre, a tratti travolge, nella sublime
Drive ma anche in
Tired of Being Lonely (quest’ultima cantata con
Adam Carroll e
Susan Gibson) e tra fedeli amici a quattro zampe,
Daisy, un’unica e bella cover,
Heel to Toe di Phil Stevens,
More Like A Good Than A Bad Cat nel finale si svela ancora più grande, libero e ricco con la travolgente
It's All You e la ballata
Swinging in the Wind.
Da buon cantastorie
Mark Jungers scrolla i cardini poetici dalle sue canzoni e li trasforma in coinvolgenti snodi melodici, sarà perché esclude i vuoti e mantiene i pieni di una ricca strumentazione, sarà perché è un cantautore autentico che non scopriamo certo oggi, ma il modo in cui saltella, vola e sorvola tra l'acustico e l'elettrico, il modo in cui sceglie una strada e poi subito la cambia, lascia stavolta un segno indelebile.
More Like A Good Than A Bad Cat, trionfo della leggerezza roots/blues texana.