Il microcosmo che ha dato vita -e allo stesso tempo originato- il flusso di rock e roots texano mischiato allo stile southern nel folgorante debutto di
Road To Life, è arrivato fin nei quartieri alti della Nashville discografica, agenzie come la William Morris Endeavor si son fatte avanti con i
Whiskey Myers, ma Cody Tate e John Effers restano ‘indipendenti’, sinonimo di un suono ostinato, chitarristico e quindi povero ma fedele alla propria ‘missione’ –se mi passate il termine-, che non rinuncia a una propria autorialità: “
This has been a very creative period for us”, dice il chitarrista Cody Tate. “
The first album has a lot of different sounds and I feel like this one does as well. We’ve grown a lot personally since we made that first album and so we hope that will also be reflected in our new lyrics”.
Firewater, prodotto dal bravo chitarrista e songwriter
Leroy Powell (ha scritto anche 3 canzoni), ha un ritmo ruspante ma materico, più ballads ma sempre pronto a dare sussulti, il respiro texano c’è sempre, costellato di sospensioni roots e variazioni per lasciare spazio alla jam, numero ridotto ma sempre convincenti, “
We love Country music, we love Rock, we love Blues – we just love to jam, period. It doesn’t matter to us where the music comes from, it just matters that it’s real.”
Firewater inizia con uno splendido omaggio alla loro terra, il Texas, tra l’elettro e l’acustica, roots e il vigore del rock, spirituale, “
Hey, Curtis Lowe, come on and save my soul with a Bar, Guitar and a Honky Tonk Crowd”, la concretezza delle cose filtrata da una lente chitarristica che le lascia riconoscibili e le altera, con un tocco bluesy nella tosta e deliziosa
Guitar Picker cantata da Cody Cannon, l’immaginario è sempre molto vivo, vecchie chitarre, sempre fedeli -e più delle donne, mai come le bottiglie di whiskey.
Con il secondo disco i
Whiskey Myers mantengono più di una promessa e rafforzano alcune convinzioni nelle ballate,
Ballad Of A Southern Man è intensa, c’è il fuoco, anche quello delle sputa pallottole, roots e politica, ben scritta e cantata,
Firewater non ammette tradimenti (sublime l’armonica nell’incantevole
Broken Window Serenade, seducenti
Virginia e soprattutto
Calm Before the Storm, i giorni passano e la steel segna un nuovo inizio, quello della conclusiva e straripante jam), nessuno sconfinamento nel commerciale.
Certo
Anna Marie su una ragazza con ‘
a bottle in her hand and a flask in her shoe’, è sì molto leggera ma almeno non sta lì a preoccuparsi dell’estetica, c’è energia e ritmo come quando Tate e Cannon si scambiano il microfono in brani grintosi e convincenti,
A Different Mold e
Turn It Up, con un paio di saggi chitarristici tra Tate e Jeffers in
How Far e
Strange Dreams. A chiudere gli 8 minuti di
Song for You, introspettiva e dolorosa per Cody Tate nel ricordo del padre morto di cancro 2 anni fa. I
Whiskey Myers sono dei purosangue e
Firewater e lì a confermarlo. Un disco in cui non c’è nulla di superfluo o di ‘esterno’ oltre a quello che è in
Firewater.