BRANDON JENKINS (Under The Sun)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  28/06/2011
    

Torna a parlare di politica e una lunga scia di cinismo e di colorite disamine sociali sembrano pronte ad incattivire le 10 tracce di Under The Sun, basta la muscolare title-track per farsene un’idea, ma Brandon Jenkins spara questo tipo di cartuccia solo quando è necessario, quando l’argomento lo richiede (come nel caso di Lookin' Out For #1, co-scritta con un altro figlio dell’Oklahoma, Stoney LaRue, e decisamente originale per la comparsa dei fiati: “I’ve never really been a fan of horns… just in our style of music, it never really has fit. But for some reason, it seemed like it would fit, and I’m always willing to try something new” ). Non che il resto di Under The Sun giri per sottrazione, d’altronde si snocciolano giochini tirannici rivangati in passato, ‘non c’è nulla sotto al sole’ canta Jenkins, ed è vero, storie che suonano false, già vecchie, passate, consumate.
Non c’è più niente di nuovo per nessuno, se non l’adeguazione imperfetta ad un modello qualsiasi che si rispecchia nella crisa finanziaria di Too Big to Fail, ma invece della speculazione sui 'subprime' che ha mobilitato l’immaginario, le rappresentazioni e le inquietudini del popolo americano, l’occhio si sofferma maggiormente sul suo matrimonio, di dieci lunghi anni affidandolo alla steel capace di addolcire quanto basta la melodia.
L’effetto dura fino alla conclusiva Life Goes On, con l’armonica di Crazy Moon in un flusso seducente e continuo di ballads, con lap steel, banjo e fisa tra Heaven Sent, No More e le splendide Charlene (Runnin' With the Devil) e Word From You, mai compiaciute sul quale inserire pause in grado di mettere in risalto il lato più rock, Anymore, Drag e Perfect Slave, a mostrare l’attrito esistente in una fotografia lucidissima dei tempi che corrono e si nascondono.
Verità come flashblack, dolorose come un’emicrania, spiacevoli come i lunedì mattina, necessari come Under The Sun.