CARTER FALCO (Jumping The Sharks)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  28/06/2011
    

In Jumping The Shark ci sono solo conferme: c’è l’assunzione di una spazio melodico fatto di prospettive centrate verso il folk introspettivo, ma simmetriche e prospicienti il country, perfettamente identificabile nella dimensione autoriale della steel che quando appare indirizza il songwriting di Carter Falco nella direzione rilevata dal positivo debutto di If It Ain’t One Thing. Un songwriter che continua a lavorare in sordina, suona e collabora attivamente nel mercato florido texano, ma lo studio di registrazione lo vede poco, e quando capita sembra passarci distrattamente, sarà per la scelta di piccole realtà indipendenti, per la poca cura del packaging, ma il contenuto di Jumping The Shark è come un lenzuolo bianco riempito di sogni e fantasmi, di ricordi bruciati al rogo della malinconia.
Avvampano dalla splendida title-track a Oh My God, ben mischiati alla polvere di casa alzata in roots elettro-acustici sofferti e alcolici, da Shine, Don't Look Now, Galveston Girl alle deliziose Havin’ Fun con il cambio di marcia di una perla come Tore Up, rendendo accogliente l’orizzonte di Jumping The Shark. Carter Falco ne isola frammenti, sospendendone la temporalità del ritmo, calandovisi all’interno e facendone affiorare –grazie alla magnetica steel- i reali significati dello stile texano in superficie, come in un silenzioso lavorio di estrazione mineraria. Alle prese con ‘vite di ragazze banali’ ne tira fuori ballatone intense, Baby Girl e la luminosa dolcezza elettrica di Drama Queen, quelle ragazze un po’ così, che sembrano non esistere finquando non ne incontri una per davvero, per realizzare che Baudrillard non ha mai capito niente.
Carter Falco seppur ripiegando sulla malinconia fino alla fine con Something Special e I Took the Mile -rimettendo in gioco le chitarre per avventurarsi al di là dei confini protetti del country solo nella conclusiva Tired As Hell-, con Jumping The Shark tira fuori da un baule nascosto -e chissà da quanto- delle intense ballads, le lucida a nuovo e le fa risplendere con mestiere, proprio come ci si aspetterebbe da un cantautore maturo e consapevole dei suoi mezzi.