I bei tempi che corrono hanno più che mai bisogno di un songwriter come
Steve Earle, perchè lui meglio di chiunque altro, sa dove e come cercare le bruttezze della vita, tanto da riempire 250 pagine nel suo debutto da romanziere: droga, aborti, una giovane messicana dai poteri oscuri, i fantasmi di Hank Williams in una nera San Antonio ai tempi dell’assassinio JFK. Un libro umorale e violento ai minimi dettagli e un nuovo disco,
Steve Earle punta decisamente in alto, forse vuole provare a osare di più, confinato nel Greenwich Village. Non perde di vista quell’immediatezza da storyteller che ha sempre contraddistinto il ‘musicista’, e sia pure con tutti i limiti del caso, resta incagliata nelle pagine di
I'll Never Get Out of This World Alive, nascosta, per chi la sa trovare.
Una sorpresa anche dal cd, produzione a T Bone Burnett e un ritorno al primo amore, folk&roots elettro-acustico comandato da lap steel, armonica, banjo, violino, e la splendida
Waitin On The Sky sembra il modo giusto per mettersi alla ricerca di un suono smarrito, rifacendo i vicoli che hanno portato a perderlo. Un’inizio folgorante e contiene in sé, il bene e il male, ovvero il cuore di
I'll Never Get Out of This World Alive, titolo che riprende l’ultimo singolo di
Hank Williams del 1952. Esplorando vita e morte, ripescando canzoni di indubbio spessore come
God Is God e
I Am a Wanderer scritte per la Joan Baez di Day After Tomorrow, punta (troppo?) sull’amato folk-bluegrass di marca irlandese, in
Molly-O ma anche nell’intro della piacevole
Little Emperor, dove violini e slide a braccetto le percorrono e le ribaltano, come nella suggestiva ode
The Gulf Of Mexico.
Il tutto è miscelato per dare vita a una visione del mondo di cui una strana forma, lancinante seppur leggera, di disagio dell’esistenza sembra ancora essere il carattere prevalente delle canzoni (febbrile, nello spirito bluesy e sporco dell’armonica di
Meet Me In The Alleyway) lasciando all’amore il compito di provare a sovrapporsi, confordersi e impastarsi con sublimi ballads,
Every Part Of Me, la New Orleans di una perla come
Lonely are the Free, al duetto con la moglie in
Heaven Or Hell. Chiudono le trombe della nota
This City scritta per la serie televisiva Treme, dove Steve Earle è anche attore (recita la parte di un musicista). Difronte all’accoppiata
I'll Never Get Out of This World Alive non resta che alzare le mani in segno di resa: sono belli, sono affascinanti, soprattutto sono indiscutibilmente, lapalissianamente ‘seri’.