Il 28enne texano
Derek Larson ha trovato nel profeta Ishmael l’ispirazione per guardare alla sua vita quotidiana -e di conseguenza a quella da songwriter-, a osservare con occhio diverso gli anni trascorsi a masticare rock tra una esibizione e l’altra, dove ha preso confidenza col brutto e col bello della vita su di una strada. Ma non è propriamente il cuore di
Takers and Leavers. Il cuore è altrove, forse nell’impasto delle luci smorzate dell’Americana e del folk, nei fremiti sottili ma decisi del dirty blues,
Derek Larson lo ritroviamo tra un pugno di ballate elettriche legate ad una società senz’altro moderna, ma oramai spoliticizzata ed ormai adattata alla propria degradazione.
In parte dolce e melodica, ma da
Wildcard si capisce che la malinconia che traspare non è quella etilica texana, dominano accenti lirici nello sfarzo di violini e organo, le apparenze vacillano quando i colori del profondo Sud impregnano l’armonica di un brillante saggio elettro-acustico,
Barnyard Romp, coinvolgendo lo spirito del delta mississippi e mischiandolo al roots in
Sweet Mama. Comanda sempre la sua voce, bella e luminosa anche quando si fonde nei contrari di stili sempre padroneggiati con naturalezza, dalla spigliata
If That's Alright all’introspettivo intro di una fiammante
Wichita, gran lavoro di Dusty Deaton e lo stesso Larson alle chitarre, maestri nel dettare percorsi giusti anche per un’altra perla come
Too Fast.
Il ragazzo mostra una invidiabile maturità lungo le strade d’America, tra eterni emarginati per la loro natura di puri di cuore dal grande flusso della vita di città, così irrimediabilmente provinciali e fuori moda, attaccati ai loro piccoli grandi valori, di sentimenti sviscerati al piano nella intensa
Hold My Own e mischiati al rock, asciutto in
Blind Man, ma utile a sfrondare ripetizioni, sovrapposizioni di stili -dettagli tutto sommato facili da mettere a punto, ma per
Derek Larson importanti. Con
Add Another Scar dimostra di saper rendere vere e quotidiane le storie che tocca con la melodia e che sceglie di interpretare fino alla fine di
Takers and Leavers, dove una volta per tutte si capisce che la parola stile per
Derek Larson acquista un significato sfaccettato, da
Somehow all’acustico vento ‘border’ dell’incantevole
One More Day.
Mi piace pensare che ci sia bisogno anche di queste parole per ascoltare
Takers and Leavers, dei miei suoni che brillano d’inchiostro.