TEJAS BROTHERS (Rich Man)
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  Recensione del  01/06/2011
    

La vita di ciascun uomo è per lo più il contesto di un disordine -quale vita è ordinata? - ma quando in quel disordine gli elementi costitutivi diventano il blues, il tex-mex, donne e alcohol, allora bisogna stare allegri perché non c’è nulla da temere: sono utili, ti agitano, ti circondano caoticamente da tutte le parti, tirandoti per molte strade.
Come quelle che Dave Perez e i Tejas Brothers solcano da lunghi anni, quelle rimaste orfane di Doug Sahm, scomparso improvvisamente nel 1999, lasciando un buco, una voragine, che solo dischi come Rich Man –ma il tutto è iniziato dopo l’ottimo debutto omonimo-, riescono a riempire. La festa di fisa e chitarre inizia con la passionale Say It Again, si mettono ad echeggiare l'un l'altra, formando un tracciato di relazioni e di richiami che si ritrovano nelle due facce di La Madrina e nel rock di On To Something, Perez e band conservano un approccio semplice e scanzonato in grado di trasmettere le molteplici, graduali, espressioni di un itinerario tex-mex assai efficace anche per il lavoro strumentale di Lex Cochran e John Garza, sempre con i tempi giusti da ‘fiesta’, in tutte le 13 canzoni di Rich Man.
L’armonica, il piano e una vibrante telecaster nella deliziosa Diamond In The Rough lasciano spazio alla steel e la fisa di This Little Feeling e nelle ballatone ‘benedette’ di The Castle e How I've Been, i Tejas Brothers agguantano i risvolti sentimentali e li trasfigurano in poetiche rimembranze di un desiderio smarrito nei meandri della nostalgia, mai dalle tinte grigie. Resta comunque fiammeggiante, specialmente quando la fisa incalza Perez come nella splendida Your Baby, My Honey, nella spassosa Wiggle e nell'irresistibile Long Way to Texas in cui c’è tutto lo spirito di Rich Man e lo si ritrova quando Perez accenna al padre fin dall’intro molto caratteristico di Singing With The Rich Man della suntuosa Take This Pain From My Heart, continuando nella meravigliosa chiusura acustica di Rich Man, calore messicano in uno struggente procedere che da una parte è separazione e allontanamento, dall’altra invece, è avvicinamento e arrivo.
Un disco fatto con amore dai Tejas Brothers e d’altronde il messaggio lo hanno stampato sulla cover, all’interno del booklet: “Being rich is not getting what you want… It’s wanting what you have”. Se il denaro conferisce l’unico ‘diritto all’esistenza’, allora l’unica possibilità di salvezza appare la fuga. Io un’idea ce l’ho… Verso il Texas, al confine Messicano.