JEFF WYATT (People Do Blues)
Discografia border=Pelle

     

  

  Recensione del  01/06/2011


    

Chitarrista canadese, Jeff Wyatt dopo una lunga e gratificante carriera, negli anni ’90 inizia a sviluppare la ricerca di uno spazio da solista (saranno poi 3 i dischi incisi, onesti, ma solo delle tappe intermedie alla ricerca di un proprio percorso e stile) insomma nulla avrebbe lasciato presagire la scoperta di una forza centripeta orientata verso il blues del delta mississippi, in grado di condizionare e di occultare benissimo i segni e i significati dei primi dischi.
La virata blues verso New Orleans, Chicago, fino alle zone paludose dei bayou della Louisiana, previene il rischio di sottovalutare il nuovo cd prendendolo per una robina leggera e inerme –il che forse è peggio! People Do Blues trova subito le note e le parole giuste nella cavernosa staticità della title-track, agita perbene la politica in torbidi giri di chitarra, non restano semplicemente in superficie a rappresentare solo l’anima del blues –e sanno deliziare nella convincente I Just Got The News-, ma lo prende e lo scompone, manipolandolo - aggiungendo piano e mandolino- nella dolcezza di una perla come Longing By The River, riassemblandolo in Swamp Rat Blues, maltrattandolo nella splendida melmosa ballad di Chasing My Tail, fino a instaurare nel classico del mississippi, la storia di RL Burnside Blues, il grande chitarrista, un’aderenza che sembra renderlo un organismo anfibio che cambia pelle col succedersi delle canzoni, ben 14 e mai sotto ai 4 minuti.
Un paio di strumentali non memorabili (Bodhi Surfing e Butt Burger Boogie) ma People Do Blues non va mai in affanno, dalla realtà grottesca delle barroom songs, molto alcoliche, di Over The Line e Tequila On My Shoes, è un continuo aprirsi tra storie dove dispensare quiete e benessere (l’autobiografica That’s My Mom) ma pronte a ricordare percorsi oppressivi sprovvisti di vie di fuga nel finale, dall’intensa Whistle In The Dark e Sing Some Blues, ai 6 minuti chitarristici di Like Never Before.
Jeff Wyatt proietta molto bene i concatenamenti del blues sull’asse piuttosto piatto degli esordi, tracce ‘svianti’ e nuovi punti d’attracco cercati e trovati lungo le rive del Mississippi.