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Alla band del New Jersey interessa ancora sporcare le chitarre, il secondo disco del vocalist Todd McCullogh e del chitarrista Pete Scott si appoggia con maggior aderenza alla vecchia scuola del rock classico, non hanno ripulito un suono figlio dei ‘Corvi’, non hanno trasferito i fiammanti rimpasti anni ’70 altrove portandoli a distanza di sicurezza. I
The Holy Goats amano quella consistenza aggregante del rock, il linguaggio universale delle chitarre che si fanno strada dalla squillante
Something To Tell You, ma lungi dal rappresentare un limite, lo schema degli 11 brani seppur fisso non è mai slabbrato.
Gli scarti e le deviazioni improvvise nel soul-blues offrono quella garanzia di autenticità necessaria per credere al valore di
Next Round, e i suoni che producono non lasciano dubbi:
Homesick Blues,
Look Inside e
What You Do To Me prendono fuoco facilmente, la granitica
The Deeper You Look e le splendide
Marriott Soul e
Within Reason, lo stile è quasi sempre furioso, non si fermano davanti a niente fino alla fine della travolgente title-track, nessuna ballad, non sembra esserci più distanza tra la mano e le corde della chitarre.
Anzi, ci sono continue collisioni, attriti, da
Temptation alle spensierate
Every Time We Meet e i 6 minuti deliziosi di
Time To Recall a rendere il disco resistente ad ogni potere del tempo. Povero, giusto e beatamente libero. Per palpare il cuore del rock, lo scatto pertinente di
Next Round.