MIKE ROSENTHAL (Movin’ In)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  26/02/2004
    

Texano, è apparso sulla scena nel 1998, ed ha subito fatto parlare di sé. L'Austin Chronicle gli ha dedicato un paio di colonne e Mike è uscito dall'anonimato. Cresciuto a Rhode Island, al suono degli ACDC, Mike è stato folgorato dal rock del Boss e dalle ballate del Puma, sì proprio il piccolo bastardo, è ha spostato la sua musica verso un rock elettrico e pulsante, ma con forti propensione alla melodia. Ed è andato ad Austin. Ha debuttato due anni fa con Mike Rosenthal, già positivamente recensito su queste pagine: ricordo che quel disco aveva una manciata di canzoni niente male, titoli come So Do You, Very Next Town, Waste of Time, Settle In, Candy Coates Eyes.
Movin' In non apporta molto di nuovo, ma è prodotto meglio ed il suono è ancora più chitarristico, più stradaiolo. La band che lo circonda è formata da Chris Tondre, Chris Downey e Ken Tondre. Mentre, aggiunti nella session, troviamo Stewart Cochran, Roscoe Beck, Bradley Oliver, Shawn Sanders, Will Taylor. Rosenthal è uno sconosciuto eroe della provincia. Un hard rockin' man che suona trecento date ogni anno e che si esibisce nei bar, nei club, in posti da cinquanta, cento persone a sera. Eppure la sua musica trasuda voglia di vivere, anche se qualche volta risulta un po' derivativa.
Ma, a monte di ogni giudizio critico, Mike ha feeling, le sue canzone sono elettriche al punto giusto e, quello che più conta, godibili. Una sano album di rock, di quello di cui si sta perdendo lo stampo. Forse anche per questo lo trovo affascinante. Ok è dura e roccata, Jezabel una ballata elettroacustica piacevole, Movin' In un rock di stampo classico dotato di una beli riff di chitarra, di quelli che si imprimono subito nella memoria. E che dire di Alicia, forse la migliore del disco, dotata di una melodia ben costruita e di un suono vibrante in cui voce e chitarre si fondono alla perfezione.
Marianne non è una dolce ballata bensì una rock song vibrante mentre Hardened Hearts è più cantautorale. Ma il rock torna arcigno nella potente Money con le chitarre che creano un bel muro di suono e nella ben costruita Get Out of My way, che conferma che il nostro ha parecchie frecce al suo arco.